Into the Fire

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    Ringraziamo lo Staff dello Scaffale dei Desideri per la traduzione



    Capitolo1_37



    Non trovando una via di uscita tra gli specchi, cominciai a colpirli con tutte le mie forze. Ma anche allora non fui in grado di romperne nemmeno uno. Cercai di infrangerli con la mia frusta, ottenendo lo stesso desolante risultato. Disperata, cominciai a portare la mia elettricità a livelli sempre maggiori, fino a che non temetti di diventare un pericolo per Gretchen, ma anche allora la mia frusta non ebbe nessun genere di effetto sugli specchi. Un’orribile consapevolezza mi riempì. Nessuna delle mie abilità avrebbe potuto liberarmi da questa trappola.
    “Non essere spaventata, Leila.”
    La voce di Leotie echeggiò tutto intorno a me, sebbene non potessi vederla. Tutto ciò che riuscivo a scorgere erano infinite versioni di me stessa riflessa nei muri di specchi della nostra prigione. Poi urlai quando Gretchen improvvisamente scomparve da quelle immagini.
    “Non essere spaventata,” ripeté Leotie. “L’incantesimo si dissolverà non appena avrò portato Gretchen al riparo.”
    “Perché mi stai facendo questo?” strillai, maledicendomi per aver anche solo creduto in lei.
    “Sono brava a capire le persone. Non mi sbaglio mai, e questa volta il mio intuito mi dice che tuo marito sta nascondendo qualcosa.”
    Il mio sbuffare era pieno di amarezza. “Vlad ha detto la stessa cosa di te.”
    “Puoi anche non credermi in questo momento, ma lo sto facendo per aiutarti,” replicò Leotie, e quegli strani riflessi si sfoltirono un po’. “Quando Vlad ha detto che avrebbe aspettato a trasferire l’incantesimo a Gretchen, ti garantisco che stava mentendo. Hai affermato che avresti fatto qualunque cosa per lui, quindi io non posso fidarmi nemmeno di te. Ecco perché ho portato Gretchen al sicuro finché la sua sete di sangue non sarà finita.”
    Non dissi nulla per un lungo istante. Non l’avrei mai perdonata per averci ingannato e intrappolato in questo modo, ma nel profondo dell’anima sapevo anche perché lo avesse fatto.
    “Vlad ti darà la caccia,” dissi alla fine. Non si sarebbe fatto nessuno scrupolo dopo le azioni di Leotie. Doveva aver in qualche modo bloccato anche Vlad, altrimenti sarebbe già stata bruciata viva per avermi intrappolato. Una volta liberato, avrebbe cercato vendetta per questo tradimento.
    La risata argentina di Leotie rimbalzò contro gli infiniti specchi. “Perderei il mio rispetto per lui se non lo facesse. Ma ero già vecchia molto prima che lui nascesse, Leila, e ho avuto secoli per imparare di nuovo tutta la magia che mi era stata strappata. Tuo marito non mi troverà a meno che io non voglia.”
    La sua voce era talmente vicina mentre pronunciava questa ultima frase, che mi aspettai di veder comparire il suo riflesso nei tanti specchi. Non lo fece, ma in qualche modo, sembrò sussurrare le sue successive parole direttamente nel mio orecchio.
    “Ti ho lasciato il segreto di questo incantesimo sotto il mio materasso. Prendilo con te stanotte… È molto antico; i negromanti potrebbero anche non conoscerlo, e se ce li intrappoli dentro saranno indifesi esattamente come te in questo momento. Ho anche sentito che l’uomo che state cercando è prigioniero in una caverna. Il quarzo nero assorbe la magia, quindi quello è l’unico tipo di prigione in cui i negromanti metterebbero un loro compagno stregone. Addio, Leila. Spero di rivederti, un giorno.”
    “Leotie, aspetta!” urlai.
    Non rispose. Continuai a chiamarla, ma tutto ciò che sentii fu l’eco senza fine della mia voce. Poi, nonostante i miei tentativi precedentemente falliti, ripresi i miei sforzi per spaccare gli specchi. Ma Leotie aveva detto che eravamo tutti inermi, ed era probabile che io non sarei riuscita a liberarmi un momento prima di quello che lei avesse voluto.
    Diverse ore più tardi mi sedetti, sentendomi sconfitta. Chiusi anche gli occhi così da non continuare a vedere le infinite copie di me. Se fossi stata ancora umana, avrei avuto un mal di testa tremendo dovuto ai continui lampi di luce della mia frusta mentre la usavo contro gli specchi, nell’inutile tentativo di romperli. Non aveva funzionato. Non avevo nemmeno scalfito la loro superficie. Leotie non aveva mentito sull’efficienza della trappola, poco ma sicuro.
    Tutti quegli sforzi mi avevano innervosita, ma ero anche così stanca che pensavo che sarei potuta svenire. Probabilmente non era una cattiva idea cercare di dormire. Era l’unica cosa con un minimo di senso che potessi fare mentre ero intrappolata in questo incantesimo infrangibile. Ma le domande, le paure, l’innalzamento della corrente elettrica e la fame non mi avrebbero permesso di rilassarmi, figuriamoci di dormire. Sì, Leotie aveva detto che questo incantesimo si sarebbe infranto una volta che lei e Gretchen fossero state al sicuro, ma non aveva detto quanto tempo ci sarebbe voluto.
    Cosa sarebbe successo se l’incantesimo non si fosse indebolito per giorni? O, ancora peggio, cosa sarebbe successo se un malfunzionamento magico non gli avesse proprio permesso di disattivarsi? Questo avrebbe lasciato me, Vlad, Marty e Maximus intrappolati nelle nostre prigioni di specchi, finché a Gretchen non fosse passata la smania di sangue e Leotie l’avesse riportata da noi, dopo una settimana o due.
    Cercai di ricacciare indietro il panico crescente a quel pensiero. Non solo sarei impazzita dalla fame, ma se i rapitori di Mircea avessero fatto una nuova richiesta a Vlad, anche se fosse stata una cosa semplice come bruciare una casa, lui non sarebbe stato in grado di portarla a termine. Dopo di che mi avrebbero ucciso per ritorsione e nessuno di noi avrebbe potuto fare nulla per fermarli. Anche se non avessero fatto nessuna nuova richiesta, non eravamo al sicuro lì. Quella era la casa di Cat e Bones, non una di quelle di Vlad. In qualsiasi momento, qualcun altro avrebbe potuto entrare. Non mi preoccupava il fatto che potessero farlo Cat e Bones, ma cosa sarebbe successo se ci avesse scoperto uno dei loro amici? Magari qualcuno che provava dell’astio nei confronti di Vlad? Certamente non aveva una lista di nemici molto corta…
    Il forte rumore di qualcosa che andava in frantumi mi fece alzare la testa in tempo per vedere la miriade di pezzi di vetro scomparire non appena colpiva il pavimento. Subito dopo stavo fissando Vlad, Ian, Maximus e Marty. Eravamo ancora nel salotto di famiglia, nello stesso identico posto in cui eravamo prima, e avevamo tutti in volto la stessa espressione scioccata.
    Vlad mi raggiunse in due falcate, le sue dita mi strinsero così forte da farmi male mentre mi afferrava per le spalle. “Stai bene?”
    “Sì,” dissi, sbattendo le palpebre perché mi sembrava strano riuscire a vedere una sola copia di ciò che mi circondava.
    “Quella piccola strega schifosa,” imprecò Ian, guardandosi intorno con circospezione come se si aspettasse di vedere comparire altri specchi a imprigionarlo. “Ci ha fregati come si deve, non è vero?”
    Maximus cominciò a girare per la casa. Non capii perché lo stesse facendo finché non urlò: “Gretchen è sparita!” come se fosse fuori di sé.
    Sì, lo sapevo già. Poi incontrai lo sguardo di Vlad. Mi bastò uno sguardo nei suoi occhi color rame fuso per capire che Leotie aveva detto anche a lui il perché lo avesse fatto. Le sue emozioni erano sotto chiave, ma percepivo il suo profumo di cannella bruciata affilato da una rabbia a malapena controllata, e, se le sue mani fossero diventate ancora più calde, i miei vestiti avrebbero preso fuoco.
    “Leotie ha detto di non affannarsi a cercare un collegamento con una delle due, perché avrebbe bloccato tutti i tuoi tentativi,” disse Vlad, confermando i miei sospetti che avesse parlato anche con lui. “Ma devi provarci comunque. Non serve che ti dica che non mi fido di qualsiasi cosa esca dalla sua bocca, a questo punto.”
    Marty si avvicinò e sentii il tremito che tentò di nascondere mentre mi dava una pacca di confronto e faceva scivolare la sua mano nella mia.
    “Non vorrei sembrarti sgarbato, dal momento che Leotie fa parte della tua famiglia,” disse in tono laconico, “ma se dovessi vedere di nuovo quella strega, le ficcherò ogni centimetro del suo incantesimo su per il cu…”
    Si interruppe quando qualcosa venne sbattuto a terra con una forza tale da far tremare l’intera casa. Qualsiasi cosa fosse, era atterrata appena fuori dal cottage. Vlad mi lasciò andare, e le sue mani presero subito fuoco. Io cercai di far scattare la mia frusta, tirando maledizioni quando mi resi conto che non accadeva nulla. Avevo speso tutte le mie energie su quegli stramaledetti specchi infrangibili e adesso chissà quale pericolo era in agguato là fuori!
    “Un coltello!” sibilai. Marty aveva ancora con sé quei due lunghi pugnali d’argento. Me ne lanciò uno e lo presi al volo nel momento in cui le fiamme di Vlad si estinsero improvvisamente.
    “È tutto a posto,” disse laconicamente.
    Nello stesso istante, la porta principale venne staccata dai cardini come se fosse stata strappata da un’enorme mano invisibile. Poi fu scagliata lontano e Mencheres irruppe nella stanza. La sua aura ci raggiunse con l’intensità di un maremoto, facendomi retrocedere barcollando. Non avevo mai sentito nulla di così potente prima d’ora. Mencheres doveva averla sempre mascherata, prima, ma non lo stava facendo ora, e questa specie di tsunami continuò a crescere finché mi aspettai di crollare oppure di prendere fuoco con una combustione spontanea. Buon Dio, sembrava la linea elettrica che avevo toccato quando avevo tredici anni!
    Lo sguardo scuro e penetrante di Mencheres spazzò la stanza prima di soffermarsi su ognuno di noi con un veloce ceno di assenso. Poi si rilassò visibilmente e quell’incontenibile potere venne risucchiato indietro come se fosse stato aspirato in un vortice. Alla fine, il suo sguardo si posò su Vlad e inarcò un singolo sopracciglio inquisitorio. “Beh,” disse Mencheres in tono casuale. “Cosa mi sono perso?”




    Capitolo2_35



    Capii la ragione della sua entrata in scena così teatrale quando scesi al piano di sotto per controllare se Leotie avesse portato via con sé tutte le sacche di sangue. Apparentemente, Mencheres aveva chiamato e richiamato Vlad e non avendo mai ottenuto risposta si era preoccupato. Questo era il motivo per cui aveva optato per quell’improvviso ed esplosivo ingresso anziché presentarsi semplicemente in auto o in elicottero. Non che io potessi biasimare Mencheres per essersi preoccupato. Solo pochi minuti prima eravamo tutti quanti caduti nella trappola di una strega.
    Un’occhiata all’orologio mi disse che avevamo trascorso nella nostra prigione specchiata più di sei ore. Mi sembrava fosse trascorso molto più tempo di così, e ora ero tanto affamata che non mi azzardai a nutrirmi direttamente da un umano. Fortunatamente trovai una sacca di sangue che Leotie doveva aver dimenticato, o magari sapeva quanto sarei stata fuori controllo quando finalmente fossi uscita dalla sua trappola. La prosciugai, sentendomi stranamente colpevole anche se Gretchen era già sparita da un pezzo.
    Cercai di non preoccuparmi per lei mentre ascoltavo Vlad ragguagliare Mencheres su tutto quello che era successo dall’ultima volta che si erano parlati. Leotie non farebbe mai del male a Gretchen, ripetevo a me stessa. In effetti si era spinta fino all’estremo delle sue capacità per dimostrarlo, ma io odiavo il fatto che, nel momento più turbolento e di massima vulnerabilità emotiva della sua vita, mia sorella si trovasse nuovamente insieme a una persona virtualmente sconosciuta.
    E, Buon Dio, non volevo nemmeno pensare a quello che sarebbe successo quando mio padre avrebbe scoperto che Gretchen era ora un vampiro e io avevo permesso a chissà chi di portarla via chissà dove. Dire che si sarebbe infuriato era un eufemismo. Aveva ricominciato a parlarmi solo recentemente dopo la mia transizione da umana a non morta avvenuta parecchi mesi prima. Una volta scoperto che anche Gretchen aveva scelto di diventare una delle creature della notte, probabilmente gli sarebbe scoppiata una vena.
    A pensarci bene, avrebbe potuto mettersi alla ricerca di un pugnale d’argento col quale pugnalarmi. Lui avrebbe considerato colpa mia la trasformazione di Gretchen e il suo conseguente rapimento, dato che ero stata io quella che le aveva rivelato l’esistenza dei vampiri fin dall’inizio. Inoltre dubitavo che raccontare a mio padre del nostro ancora più strano lignaggio stregonesco lo avrebbe placato. Famiglia. Perché non c’era mai nulla di facile che la riguardasse?
    “Imhotep?” sentii Mencheres pronunciare, e le mie orecchie si drizzarono. “Ma Imhotep è morto da migliaia di anni.”
    “Sembra che i suoi seguaci sopravvivano ancora,” gli rispose Vlad con un tono di voce rude. “Cosa sai su di loro?”
    Sgusciai su per le scale al piano terra mentre Mencheres meditava in silenzio. Quando raggiunsi il soggiorno lui stava guardando fuori dalla finestra e Vlad si trovava in piedi accanto al camino.
    “Imhotep era particolare,” disse Mencheres. “La storia si ricorda di lui come di uno dei primi architetti, fisici e ingegneri conosciuti. Era ovviamente un vampiro, altrimenti noi non avremmo mai potuto incontrarci dato che era nato un buon centinaio di anni prima di me. È stato anche colui che mi ha insegnato la maggior parte della magia che io conosco.”
    Ora eravamo arrivati al nocciolo della questione. Mi avvicinai, non volendo perdere nemmeno una parola del discorso. Mencheres si girò, il suo sguardo cupo saettava tra me e Vlad.
    “Ma benché Imhotep conoscesse sulle arti oscure molte più cose di quante ne abbia insegnate a chiunque, incluso me, egli non ha mai considerato la magia come una possibile arma. Al contrario, ha sempre cercato di utilizzarla per la conoscenza, per guarire, e come mezzo per tenere al sicuro l’Egitto contro i suoi nemici. Sì, lui aveva molti seguaci ma insegnava la magia a pochissimi di loro perché era molto preoccupato che questa venisse usata in modo improprio. Se tutti i praticanti di magia fossero stati di sani principi come Imhotep, i Guardiani della Legge probabilmente non l’avrebbero messa al bando fin dall’inizio.”
    “Ma lo hanno fatto, e se la nostra informazione è corretta, i suoi seguaci si sono allontanati molto dall’esempio di Imhotep,” disse Vlad, suonando impaziente. “Ne conosci qualcuno ancora in vita?”
    “Nessuno.” L’espressione di Mencheres si rabbuiò. “A eccezione di Patra, l’unica altra persona di cui ero a conoscenza morì nel quindicesimo secolo.”
    “Chi è Patra?” Non avevo mai sentito quel nome prima.
    “La ex moglie di Mencheres,” disse Vlad immediatamente. “Fortunatamente deceduta, per cui la stronza non ha nulla a che fare con questa storia.”
    “Ehi, sei crudele,” borbottai.
    Vlad mi rivolse un’occhiata cinica “Se tu avessi conosciuto Patra, avresti considerato ‘stronza’ una definizione caritatevole.”
    Mencheres sembrava comprensibilmente a disagio circa l’argomento, per cui mi concentrai sull’altro punto saliente. “L’altro tizio è morto nel quindicesimo secolo, giusto?” Gettai a Vlad un’occhiata di sbieco. “Quello è lo stesso periodo in cui Szilagyi ha reclutato Mircea e ‘qualcuno’ gli ha insegnato un sacco di magie super potenti di cui nemmeno Mencheres sapeva nulla. Coincidenza?”
    “Probabilmente no,” replicò Vlad, con il verde che iniziava a colorare i suoi occhi. “Più di una volta siamo stati ingannati da qualcuno che faceva finta di essere morto e non lo era. Chi era questa persona Mencheres? E, cosa più importante, di che razza di particolari abilità magiche o di quali poteri era dotato?”
    Era dotata. Era una donna,” disse Mencheres, e la sua espressione si rabbuiò ulteriormente. “Lei ne possedeva uno soltanto, eppure era più che sufficiente.”

    Quella sera saremmo andati ad affrontare tre negromanti membri del culto segreto di Imhotep, uno dei quali poteva essere la maga conosciuta in passato da Mencheres.
    Ma prima ci toccò volare per più di dodici ore fino a raggiungere la Bielorussia, la nazione dell’Europa dell’est nella quale Mircea aveva detto si trovassero gli altri negromanti. In realtà non mi importava per il lungo volo. Dopo parecchi e futili tentativi di connettermi psicologicamente con Leotie o con Gretchen - Leotie non stava mentendo, ogni volta mi ero ritrovata bloccata - utilizzai il resto del tempo del nostro volo per recuperare qualche ora di sonno. Ecco quanto esausta io fossi. Perfino la tensione prima della battaglia e tutte le mie preoccupazioni non riuscirono a farmi rimanere sveglia per tutto quel tempo.
    Mencheres si unì a noi. Vlad si era messo a discutere sulla necessità della sua presenza, ribadendo qualcosa circa il bisogno di combattere da solo le proprie battaglie, ma Mencheres aveva insistito. Praticamente nessuno era in grado di far cambiare idea a Vlad una volta che aveva preso una decisione, per cui potevo solamente sperare che fosse stato l’amore di Vlad per Mencheres combinato con il suo status di “Sire Onorario” nella vita di mio marito la causa di questo suo insolito cedimento.
    Qualunque fosse la ragione, io ne ero sollevata. La telecinesi di Mencheres poteva rivelarsi molto utile contro i negromanti, se erano davvero così tosti come Mircea mi aveva preannunciato. Combinata con il potere del fuoco di Vlad, la forza bruta di Maximus, il coraggio di Marty, le mie stesse abilità con l’elettricità e qualsiasi cosa sapesse fare Ian, io mi sentivo molto più fiduciosa circa le nostre possibilità di successo, anche se fosse saltato fuori che una dei negromanti era una passata conoscenza di Mencheres.
    Atterrammo a Minsk, in Bielorussia, un poco dopo mezzogiorno, ora locale. La brillante luce del giorno venne intensificata da tutta la neve a terra, e l’improvviso soffio di aria gelida che mi colpì nell’uscire dall’aereo mi fece avvolgere più strettamente il cappotto intorno al corpo. L’inverno era nel pieno del suo svolgimento in questa parte di Est Europa. Comunque, la Bielorussia non si trovava poi così distante dalla Romania, e vedendo tutta quella neve mi ricordai che era inverno la prima volta che io e Vlad ci eravamo incontrati. Come poteva essere stato meno di un anno fa? Alcuni giorni, mi sentivo come se si fosse trattato di parecchie vite fa.
    Ci servirono due auto per trovare posto per tutti noi e per i bagagli, che consistevano prevalentemente in armi. Perfino con tutti i nostri poteri soprannaturali, Vlad non aveva voluto correre nessun rischio, e anche io ero del tutto concorde per una dose doppia di cautela. Marty e io viaggiammo a bordo della prima macchina insieme a Vlad mentre Ian e Maximus viaggiarono nell’auto dietro di noi insieme a Mencheres. Vlad parlò in russo all’autista della nostra macchina, quindi io non riuscii a capire una parola di quello che stava dicendo.
    Pensai che ci saremmo diretti verso un hotel o la residenza di qualcuno dato che quei luoghi erano la norma per Vlad quando eravamo in viaggio. Invece, poco più di un’ora dopo, arrivammo a una sgangherata fattoria completa di fienile che sembrava stesse per cadere sotto il peso dei ghiaccioli che pendevano dal tetto.
    “È questo il posto dove alloggeremo?” chiesi, sorpresa. Potevo letteralmente vedere attraverso il fienile l’altro lato della fattoria, dai tanti fori che c’erano nella struttura dell’edificio.
    La bocca di Vlad si curvò in un sorriso. “Lo so, è molto al di sotto dei miei soliti standard, ma è proprio questo il punto. I miei gusti dispendiosi sono ben noti, per cui quasi nessuno si aspetterà di trovarmi qui, perfino nel caso in cui la notizia del nostro arrivo a Minsk fosse già circolata.”
    “Pochi in effetti,” dissi io, sopprimendo un sorriso. Avevo vissuto sulla strada per un po’ prima di conoscere Marty, per cui la cosa non mi turbava, ma Vlad era abituato a vivere in un vero castello. Non vedevo l’ora di vedere la sua espressione nel caso in cui avessimo dovuto sederci su dei mucchi di fieno invece che su dei veri mobili.
    “Devo assolutamente farti una foto accanto a quel fienile,” proseguii, soffocando una risata all’occhiataccia che mi diede. “Se poi tu potessi afferrare un forcone o addirittura tenerlo su…”
    “Non in questa vita,” mi interruppe.
    “Principi,” dissi a Marty, alzando gli occhi al cielo in modo teatrale. Lui semplicemente mugugnò in risposta, ma un angolo della sua bocca si alzò. Poteva non essere il più grande ammiratore di Vlad, ma non era immune dal divertirsi con il mio giocoso punzecchiarlo.
    A tutti serviva qualcosa per cui sorridere in momenti come questo. Nel giro di poche ore, saremmo stati tutti coinvolti in una battaglia mortale, e non sapevamo se le nostre forze sarebbero state sufficienti dato che la magia era il jolly finale. Alcuni di noi probabilmente non avrebbero passato la notte. Io speravo che ci saremmo riusciti tutti, ma nel caso in cui queste fossero state le ultime ore della nostra vita, non avevo in programma di trascorrerle sotto una cappa di preoccupazione o di rimpianto.
    Questa è la ragione per cui, non appena la macchina si fermò, uscii e mi diressi al più vicino cumulo di neve. Poi mi accucciai e iniziai a compattare la neve fino a formare delle sfere dalla forma abbozzata.
    “Che cosa stai facendo?” chiese Vlad in tono di sfida.
    La mia risposta fu lanciargli una palla di neve che lo colpì in pieno petto. Lui guardò in giù verso il bianco rimastogli sul cappotto di cashmere, e le sue sopracciglia quasi scomparvero dentro l’attaccatura dei suoi capelli.
    L’incredulità sul suo viso era impagabile. La palla di neve successiva lo colpì nuovamente al petto. Poi Marty scoppiò a ridere forte quando la mia terza palla volò alta e colpì Vlad dritto sul naso.
    “Bella mossa, ragazza!” gridò Marty uscendo dall’auto. Corse verso di me e iniziò a fare le sue palle di neve mentre guardava Vlad con ovvie intenzioni.
    “Non osare, Martin,” ringhiò Vlad, creando una sfera di fuoco sul palmo della mano come avvertimento. Poi mi rivolse il suo sguardo colmo di esasperazione. “Dai Leila, finiscila con queste sciocchezze.”
    “Non credo proprio,” risposi ridendo di lui. “Quanto tempo è passato dall’ultima volta che hai fatto una battaglia a palle di neve?
    Ora le sue sopracciglia si inarcarono a mostrare distintamente superbia. “Mai.”
    “Mai?” chiesi, e lanciai verso di lui un altro soffice missile bianco. Lui si abbassò e così invece che colpirlo gli passò sopra la testa. “Non hai giocato nella neve nemmeno quando eri un bambino?”
    “All’età di dieci anni ero prigioniero, ricordi?”
    Non avrei permesso al suo tono brusco né ai suoi cupi ricordi di rovinare questo momento. “Ciò ti ha lasciato nove anni di tempo per farlo. Stai dicendo che non lo hai mai fatto?”
    “No.” Ma c’era stata un’esitazione, seppur piccola, prima di quell’unica parola, e io la colsi.
    “Dai Vlad, non dirmi bugie!”
    Si eresse in tutta la sua statura. “Come avrai notato io sono un principe. Pertanto mio padre non permetteva a me o a mio fratello di disonorare noi stessi con sciocchi giochetti nella neve.”
    Permetteva’… colsi al volo l’incongruenza. “Dunque tu avresti voluto, ma non potevi?”
    “Mio fratello si rifiutava di disobbedire a nostro Padre, e non c’era gusto a giocare fuori da solo,” borbottò Vlad.
    Per una manciata di secondi potei immaginare lui da bambino intento a incitare il fratello a disobbedire al padre per qualche minuto di illecito divertimento. Il mio cuore si gonfiò, ma Vlad non voleva che mi intristissi a causa di tutte quelle cose che avevano corrotto la sua infanzia. Invece, iniziai deliberatamente a formare un'altra palla di neve.
    “Allora non permetterò che tu trascorra un altro giorno senza farti partecipare a una battaglia a palle di neve. Metti via il fuoco, Vlad, e inizia a prendere un po’ di roba bianca, io gioco per vincere quindi faresti meglio a stare attento!”
    Così dicendo, gli lanciai la palla di neve appena fatta. Anche Marty si unì e gettò la sua pila di palle di neve fatte in fretta e furia verso di lui, fino a che Vlad non fu costretto a girarsi e abbassarsi per evitarle tutte. Il suo broncio si dissolse. Con un ghigno lupesco che in parte mi spaventò e in parte mi deliziò, Vlad finalmente si chinò e iniziò ad afferrare manate di neve.
    “Sapete a cosa è veramente utile un’elevata temperatura corporea?” ci chiese in tono colloquiale. “A fondere le cose.”
    Poi ci lanciò in rapida successione cinque palle di neve, colpendo me e Marty. Quando queste ci colpirono con decisamente maggior peso e forza del normale io scoppiai a ridere.
    “Imbroglione!”
    Per tutta risposta il suo sorriso si allargò. “Sei tu quella che diceva di giocare per vincere, Leila.”
    Io risi ancora, lanciando palle di neve tanto più velocemente quanto più riuscivo a farne. Vlad usava la fiancata della macchina come uno scudo mentre faceva le sue speciali palle di neve, con la superficie esterna fusa dalle mani roventi fino a che non si trasformava in un guscio ghiacciato. Questo le rendeva più veloci oltre che più dure, e per essere uno che non lo aveva mai fatto prima, Vlad era un talento naturale nella battaglia a palle di neve. Lui riusciva a eguagliare la quantità di palle di neve che gli lanciavamo io e Marty, e quando la seconda macchina finalmente accostò, tutti e tre eravamo ricoperti di neve e ghiaccio.
    Mencheres uscì dall’auto e si guardò intorno. Vlad era ancora accovacciato dietro l’altra macchina e Marty e io ci nascondevamo dietro la nostra barriera di fortuna fatta da un barile capovolto.
    “State facendo quello che penso stiate facendo?” chiese Mencheres, riportando il suo sguardo su Vlad con evidente incredulità.
    Vlad si irrigidì e fece un verso che, fatto da chiunque altro, avrei definito in parte sprezzante e in parte imbarazzato. “Sì.”
    Il vero padre di Vlad gli aveva proibito di giocare con la neve con il pretesto che era degradante. Io sperai che Mencheres, Sire onorario di Vlad e seconda figura paterna, non si comportasse in modo altrettanto sprezzante ora, anche se Vlad aveva passato da parecchi secoli l’età in cui questa attività sarebbe stata un comportamento normale.
    Infine, molto formalmente, Mencheres tirò fuori le mani.
    “Comincia la festa,” disse in una imitazione sorprendentemente buona dello slang di strada. Poi dozzine di palle di neve cominciarono a formarsi da sole prima di lievitare vorticando come missili puntati sospesi nell’aria.
    Ian balzò fuori dalla macchina come un cucciolo al quale hanno infine tolto il guinzaglio. “Finalmente un pochino di divertimento!” urlò, e iniziò a fare palle di neve accanto a noi.
    Io strillai di felicità quando il primo gruppo di palle di neve create con la telecinesi da Mencheres iniziò a colpire me, Marty, Ian e Vlad. Poi tutti noi facemmo di Mencheres l’obbiettivo dei nostri attacchi non appena iniziammo a rispondere al fuoco di palle di neve più veloce che potevamo. Anche in quattro contro uno, i poteri magici di Mencheres facevano sì che lui ci tenesse testa molto facilmente. In poco tempo così tanta neve stava volando tra di noi che sembrava una tempesta in miniatura.
    “Forza Maximus, abbiamo bisogno di te, Mencheres ci sta uccidendo!” gridai. Dopo un ultimo, incredulo sguardo verso Vlad, Maximus uscì dall’auto e si unì a noi. “Questo non è il genere di battaglia che mi aspettavo di combattere oggi,” iniziò a borbottare facendo le proprie palle di neve.
    Io semplicemente gli sorrisi “Con i vampiri ci si deve aspettare sempre l’inaspettato, giusto?”




    Capitolo_33_3



    Quando Mircea mi aveva detto dove trovare i negromanti, non aveva accennato al fatto che avremmo dovuto presentarci a un orario specifico. Vlad aspettò la mezzanotte per fare la nostra comparsa, e non mi sfuggì il particolare che quella era conosciuta anche come l’ora delle streghe. Non mi fu dato sapere se si trattasse di una coincidenza, una strategia oppure se Vlad stesse esercitando la sua vena di oscuro umorismo.
    Ian ci trasformò con il glamour per dissimulare il nostro aspetto e tutti, eccetto me, nascosero la loro aura lasciandone uscire solo pochi frammenti. Così facendo, il potere collettivo del nostro gruppo si abbassò a un livello tale da farci percepire solo come un mucchio di vampiri trasformati da poco alla ricerca di un po’ di divertimento notturno, che era il travestimento che avevamo adottato.
    Ovviamente, grazie al senso dell’umorismo alquanto discutibile di Ian, tutti noi sembravamo un gruppo di vampire sexy in cerca di qualche divertimento notturno. Ian aveva detto di averlo scelto perché le donne sono universalmente sottovalutate e che questo non avrebbe sollevato ulteriori sospetti. Ecco perché ora sembravo una dea egizia di un metro e ottanta mentre Vlad vestiva i panni di una biondina alta un metro e sessanta. Maximus aveva l’aspetto di una focosa ragazza del sud dai capelli rossi, Marty era una bellezza dai capelli e dalla pelle scuri… per non parlare di Mencheres. Lui sembrava una ragazzina asiatica a malapena maggiorenne, con tanto di uniforme scolastica e calze alte fino al ginocchio.
    “Le donne normalmente non lo fanno,” sibilai a Ian, che stava giocando con le sue nuove tette.
    “Invece dovrebbero,” replicò Ian, dando un’altra strizzata al suo davanzale. “Potrei accarezzare queste bellezze per giorni. Avrei dovuto pensarci prima di stasera…”
    “Piantala,” disse Mencheres, e quella sola parola, poco più che un sussurro, fortunatamente bloccò Ian nel mezzo di ciò che stava pensando.
    Feci un sorrisetto a Ian per la sua, seppur imbronciata, obbedienza a Mencheres. Solo lui sembrava in grado di riportarlo all’obbedienza con tale efficacia. Una volta o l’altra mi sarebbe piaciuto scoprire la storia che li legava, ma ora non era il momento.
    Ian si accorse del mio ghigno, e capì la ragione per cui lo avevo fatto, e mi fece il dito medio. Io lo ripagai con la stessa moneta, ma la mia mano cadde quando Vlad disse: “Ci siamo.”
    Dopo l’ostentata eleganza dell’hotel che aveva come tema i quattro elementi e il fascino del bar clandestino nel seminterrato, fui sorpresa dalla squallida schiera di edifici di fronte a noi. Con trollai anche l’indirizzo per vedere se Vlad non si fosse sbagliato. No, era quello il posto.
    “Vedi qualcosa che per noi è invisibile?” borbottai a Ian.
    Ci aveva già dato la stessa polvere scintillante che apriva gli occhi e che ci aveva permesso di vedere l’hotel nascosto di Savannah, ma poteva essere che questo posto richiedesse un incantesimo molto più potente? Per quel che ne sapevo, poteva esserci un intero castello incantato sotto le spoglie di quel magazzino.
    “Non vedo niente di più che uno squallido magazzino, bambola,” sussurrò Ian. “Però sento anche delle vibrazioni, voi no?”
    Le sentivo, anche se pensai potessero arrivare dalle auto sulla vicina autostrada. Doveva essere tardi, ma era difficile che fossimo le uniche persone in giro in quella zona di Minsk a quell’ora. Mi concentrai e realizzai che le vibrazioni provenivano sia dall’autostrada dietro di me sia da quella specie di gruppo di magazzini.
    “Andiamo,” disse Vlad, con una fredda determinazione nella sua voce che era completamente in contrasto con il suo affascinante e flebile tono femminile.
    Concentrandomi con più attenzione, mi accorsi che quelle vibrazioni non erano casuali, ma ritmiche. Qualcuno stava ascoltando musica ad alto volume nell’edificio di fronte a noi. Potevamo non essere in grado di sentirla a causa dell’insonorizzazione o di un incantesimo di silenzio, ma c’era.
    Questo fu il motivo per cui, quando entrammo nell’edificio e vedemmo due uomini corpulenti ai due lati di una porta in fondo alla stanza, il primo pensiero che mi venne in mente fu Buttafuori. Come ci avvicinammo attraversando la stanza, uno di loro ci parlò in russo.
    “Password?” ripeté Vlad in inglese, con una risata femminile a cui non mi sarei mai abituata. “Hai la password, Sylvie?”
    Il mio falso nome. Ridacchiai come se fosse uno scherzo mentre pensavo Dannazione Mircea! Avresti anche potuto dirmelo che ci saremmo conciati così! “No, ma lo sai che sono distratta, quindi non stavo prestando attenzione quando quel tizio prima ci ha parlato di questo posto. Qualcuna di voi l’ha sentito?”
    Ian rispose facendo roteare le sue tette e rischiando di farle uscire dalla scollatura del vestito, ma riuscì a evitarlo. Marty fece svolazzare i suoi setosi capelli corvini e Maximus fece una risatina tesa che era in contrasto con l’aspetto di focosa ragazza del sud. Mencheres, invece, camminava come se fosse nato per interpretare una studentessa sexy.
    “Questa è la mia password,” disse, facendo una piroetta lenta e provocante.
    Le guardie ci lanciarono un lungo sguardo lascivo. “Per me va bene,” disse uno dei due con un pesante accento inglese e aprì la porta.
    Feci un cenno di assenso in risposta al sopracciglio alzato di Ian. E va bene, Ian aveva fatto centro nella scelta dei nostri travestimenti, nonostante continuasse a toccarsi le tette.
    “Spero di vedervi dopo, voi due,” cinguettò Ian mentre passava tra la due guardie, accarezzando i loro muscolosi bicipiti con brevi tocchi sensuali. Non si capiva se Ian stesse recitando oppure stesse facendo sul serio. Dato il tipo, erano possibili entrambe le cose.
    La musica ci colpì come un’onda d’urto nel momento in cui varcammo la soglia dell’altra stanza. Questo posto non era semplicemente insonorizzato, doveva avere un sistema di insonorizzazione magico. Altrimenti avremmo sentito la musica non appena le guardie avessero aperto la porta.
    Non mi sorprese che quell’insonorizzazione soprannaturale non fosse l’unica cosa inusuale in quel posto. Non potevo considerarmi un’esperta di discoteche, dal momento che cercavo di evitarle per non dare la scossa a chiunque venisse in contatto con me, ma non serviva un’enorme esperienza per capire che questo posto era davvero unico nel suo genere.
    Per cominciare, l’aria era piena di piccole luci fluttuanti che si insinuavano sotto la pelle delle persone quando venivano respirate, facendo apparire tutti quanti come se avessero delle stelle al loro interno. Le luci all’interno del locale erano molto basse e facevano risaltare i cristalli luminosi all’interno degli occupanti, tanto da dare l’impressione che fossero loro a illuminare la stanza più di qualunque altra luce artificiale.
    Un’altra cosa incredibile era la musica stessa. Sembrava utilizzare la nebbia della macchina del fumo in maniera visivamente sorprendente. Quando suonavano i bassi, la nebbia si trasformava in nubi temporalesche che si accumulavano pesanti sopra i corpi che ballavano e li avvolgevano dentro le vibrazioni. Quando il ritmo accelerava in crescendo, la nebbia mutava trasformandosi in code di cometa che sfrecciavano tra gli avventori prima di colpirne alcuni e mandarli in estasi. E a ogni manifestazione della nebbia, quelle piccole sfere di luce illuminavano la stanza.
    “Non respiratele,” ci avvertì Ian a bassa voce ma con una certa urgenza. “Conosco questo tipo di magia. Rimuoverebbero il glamour.”
    Tenni le labbra serrate per essere sicura che nessuna luce riuscisse inavvertitamente ad entrarmi bocca. Grazie a Dio eravamo tutti vampiri e non avevamo bisogno di respirare. Questo, però, ci avrebbe tolto il vantaggio del riconoscimento olfattivo, e non era una perdita da poco.
    “Come facciamo a trovare quelli che stiamo cercando?” sussurrò Vlad mentre si avvicinava e fingeva di mettermi a posto un fermaglio che avevo tra i capelli.
    Già, come? Quando avevo chiesto a Mircea che aspetto avessero i negromanti, mi aveva semplicemente risposto in modo criptico “Li riconoscerai quando li vedrai.” Non aveva detto nulla sul fatto che avremmo dovuto cercarli tra centinaia di persone all’interno di una discoteca incantata. Avrei voluto trovare un angolo appartato per affettarmi la mano in modo da connettermi a Mircea e fargli ulteriori domande sui suoi rapitori, ma anche se l’avessi fatto, sapevo perfettamente cosa mi avrebbe risposto.
    “Mircea ci sta mettendo alla prova,” sussurrai in risposta, maledicendolo per l’ennesima volta. “Non solo dobbiamo essere abbastanza forti da sconfiggere queste persone. Dobbiamo anche essere in grado di riconoscerli.”
    “Saranno dei vampiri,” disse Mencheres, ammiccando a un gruppo di ragazzi che gli aveva messo gli occhi addosso. “Altrimenti non avrebbero potuto accumulare un potere così grande. Non ci sono molti della nostra specie qui dentro, potremmo cominciare da loro.”
    “E potrebbero essere clienti fissi, lavorare qui, oppure possedere addirittura questo posto,” aggiunsi cercando di mettere insieme tutti i pezzi. “Oppure tu-sai-chi avrebbe dovuto dirci di venire qui in una serata ben precisa.”
    Non avevo intenzione di pronunciare il nome di Mircea ad alta voce in quel posto. Un po’ come nel caso di Voldemort, ero sicura che sarebbero potute accedere cose brutte se fosse arrivato alle orecchie sbagliate.
    “Ci dividiamo,” sussurrò Vlad, indicando Mencheres e Ian. “Voi due cercate in questa stanza. Leila e io cercheremo nell’altra. Maximus e Marty, guardate se c’è una stanza sul retro.”
    “Qual è il segnale se troviamo qualcosa?” chiesi a bassa voce.
    Ian sbuffò. “Immagino che il resto di noi seguirà semplicemente le urla che ne seguiranno.”
    Vlad mosse le spalle in segno di assenso. Su quella considerazione piuttosto inquietante, ci dividemmo in coppie per iniziare la nostra ricerca.




    Capitolo_34_2



    Tradotto da Perosino Giada – Dharma
    Editing Elena – Fiordiluna – Riedting Noemi - LaMin
    La scelta di Ian per i nostri travestimenti ci aveva fatto superare i buttafuori, ma non ci volle molto perché ne scoprissimo gli svantaggi. Avrei dovuto sapere che l’apparire come una danzante Dea africana associato con il travestimento tutto curve di Vlad avrebbe fatto girare un sacco di teste, per non menzionare la tonnellata di avances.
    “No,” risposi all’ennesima offerta di ballare mentre Vlad e io continuavamo per la nostra strada verso il retro del locale.
    “Ah, americana, non è vero?” chiese l’amico del tizio, sghignazzando verso un Vlad ora molto più basso. “Io Adoooro le americane. Specialmente le bionde.” Poi il ragazzo afferrò i fianchi di Vlad e li sfregò vigorosamente contro il suo pube. “Balla con me, baby, vedrai che ti piacerà!”
    Poteva avere momentaneamente la faccia e il corpo di una piccola femmina bionda, ma il sorriso che fece quando afferrò il tizio direttamente per lo scroto e lo strizzò, era in puro stile Vlad l’Impalatore.
    Uno stridulo grido si fece sentire anche sopra l’acuto crescendo del remix di una canzone di Adele. Tutte le teste attorno a noi si girarono. Il tizio cadde sulle proprie ginocchia mentre ansimava, piangendo e continuando a urlare, il tutto contemporaneamente.
    “Un trauma ai testicoli può essere una cosa seria,” disse Vlad, la freddezza delle parole in contraddizione con la sua nuova, esile vocina. “Meglio rivolgersi a un medico.”
    Il suo amico iniziò a urlarci contro in polacco, lingua che io non parlo, ma Vlad sì. Qualsiasi cosa gli disse in risposta, mise a tacere il tizio. Con un’ultima, furiosa occhiataccia, lui aiutò il suo compare ancora singhiozzante a reggersi sulle ginocchia e un po’ caricandolo e un po’ strisciandolo, lo portò via con sé.
    “Abbiamo qualche problema qui?” chiese una voce dal pesante accento alle nostre spalle.
    Mi girai. Se fossi stata della mia normale statura, avrei avuto bisogno di alzare la testa per incrociare lo sguardo di chi ci aveva posto quella domanda. La donna doveva essere alta un metro e ottanta a piedi nudi. Con le scarpe dal tacco alto che indossava era quasi alta come Maximus, ed era bella in modo non convenzionale. Ci sarebbe stato da pensare che il suo naso importante e la sua bocca, larga e piena, avrebbero avuto maggior simmetria con spesse sopracciglia, ma le sue erano sottili tratti di matita e i suoi zigomi erano delicati se comparati alla forza della mascella. Gli occhi dalla forma di mandorla erano di un’impressionante sfumatura di terra d’ambra bruciata, e i capelli biondi e fini erano acconciati in elaborate trecce che correvano le une sulle altre, formando una stretta acconciatura.
    Cosa più importante, dall’aura che emanava da lei, in aggiunta allo sfrigolio nell’aria che prima non c’era, era una vampira antica, poco importava che la sua immagine umana sembrasse congelata all’apparente età di quarant’anni.
    “Nessun problema,” risposi immediatamente. “Qualcuno aveva bisogno di un nuovo set di buone maniere, e si dà il caso che gli sia stato recapitato con un paio di testicoli danneggiati.”
    Lei rise in modo roco e gutturale, rivelando un mix tra raffinatezza, divertimento e… ammonimento. “Può darsi, ma voi avete ugualmente oltrepassato i limiti. Si presuppone che siano i nostri impiegati a trattare con i clienti quando l’intervento è giustificato. Non gli altri clienti.”
    Con la coda dell’occhio, vidi Vlad scuotere la testa e fare un rapido cenno di diniego. Senza dubbio per avvisare il resto del gruppo di non precipitarsi, dopo che le urla del tizio ebbero attirato la loro attenzione. Poi si girò verso l’alta, impressionante vampira.
    “Mortificata,” disse Vlad, spalancando gli occhi per accordarli al suo nuovo ed eccessivamente drammatico tono di voce. “Non mi dispiace essere palpeggiata un pochino, ma c’è un limite, capisci?”
    Strinsi le labbra per evitare di sorridere sentendo il suo impeccabile accento americano, per non parlare della sua voce nasale e del suo atteggiamento imbronciato. Con quella recita, stava rendendo suo quel travestimento da bambola bionda.
    La vampira scosse la testa. “Quanti anni hai?”
    “Ventidue,” le rispose Vlad in quel modo altezzoso, da ‘mi dispiace ma non son pentita’ che mi fece chiedere se stesse impersonando Gretchen per ispirarsi.
    “Complessivamente?” chiese di nuovo la vampira, questa volta non dolcemente.
    Vlad sbuffò offeso, in un modo che avrebbe reso Gretchen orgogliosa. “Noooo, in totale ho venticinque anni, ma quella è, tipo… non la stessa cosa, o no?”
    Se la situazione non fosse stata così seria, avrei potuto prendermi del popcorn e guardare questa scena per tutta la notte. Invece, stavo cercando di non far trasparire quanto fossi tesa mentre con discrezione squadravo la donna. Vampiro antico. Si comporta come una sorta di supervisore dentro il locale. Carnagione mulatta, marrone-dorata. Era possibile che fosse lei la Maga-vampira egiziana che Mencheres aveva conosciuto in passato. Dopo tutto, chiunque poteva tingersi di biondo i capelli.
    D’altro canto, poteva semplicemente essere una vampira che lavorava qui per caso e che non aveva nulla a che fare con Mircea o con i negromanti. In ogni caso, dovevamo scoprirlo.
    “A quale discendenza appartenete?” ci chiese la vampira, concentrando i suoi occhi dal colore intenso su di noi.
    “Perché, siamo nei guai?” domandò Vlad, riuscendo a rendere la sua voce davvero tremolante questa volta.
    “Preferiremmo non dirlo,” interruppi, guardandomi attorno come se fossi stata preoccupata dalla possibilità di essere ascoltata. “Non vogliamo che il nostro Sire sappia che siamo qui. Vedi, abbiamo incontrato dei tizi prima, che ci hanno parlato di questo posto e ci hanno detto che qui c’erano modi ‘speciali’ in cui un vampiro poteva fare festa.”
    “Ah, vi hanno detto così?” la donna sibilò.
    Vlad annuì con il suo caschetto biondo. Stava spaccando di brutto. “Già, sai, tipo… modi magici?” disse, pronunciando le ultime due parole in modalità non-è-ovvio?
    A quel punto il suo sguardo di ambra bruciata si fece veramente fosco. “Venite con me,” disse in tono inequivocabile.
    Vlad e io seguimmo le sue rapide falcate, scambiandoci un’occhiata che non aveva bisogno di parole. Richiamai la mia elettricità affinché nessuna traccia di essa trapelasse dl mio corpo. Da ora in poi, in aggiunta all’essere impercettibile, sarebbe stata anche più concentrata nel caso in cui avessi dovuto rilasciarla per colpire. E questo poteva accadere sia che noi fossimo in procinto di scoprire la versione soprannaturale delle droghe da discoteca, sia che stessimo per essere interrogati in modo che la direzione potesse arrivare a scoprire chi era stato a spettegolare così tanto da rivelare a una coppia di vampire forestiere l’esistenza di quel posto.
    In ogni caso, avremmo scoperto chi e dove fossero i pezzi grossi e se i nostri sospetti fossero giusti, e alla fine almeno uno di loro avrebbe potuto rivelarsi essere membro del gruppo di negromanti per il quale ci trovavamo lì.

    Mi aspettavo di essere scortata a una stanza nel retro di quello stesso piano. Invece, fummo condotti al piano superiore dentro a una stanza in cui larghi pannelli di vetro sovrastavano la pista da ballo principale. Doveva essere un finto specchio. Dal nostro precedente punto di osservazione sulla pista, la parete era apparsa come un muro di vetro nero che rifletteva debolmente tutte le lucine brillanti che la gente aveva inalato, amplificando l’effetto evanescente dell’atmosfera del club.
    La stanza era vuota, cosa che ci lasciò molto delusi, ma Vlad si assicurò di sfiorare con la mano la vampira quando lei ci indicò seccata di sederci su una delle molte sedie poste dinnanzi ai vetri. Ci accomodammo, e io finsi di tormentarmi le dita per il nervoso quando in realtà mi stavo liberando dei guanti.
    “Questo luogo è riservato agli umani, non ai vampiri,” iniziò senza alcun preambolo. “Se entrambe volete vedere il sole sorgere ancora, dovrete dirmi chi vi ha parlato di questo posto.”
    “Perché? Non abbiamo fatto nulla di male,” disse subito Vlad.
    Lui l’aveva toccata, quindi avrebbe potuto darle fuoco, se solo avesse voluto. Probabilmente stava temporeggiando per permettere alla vampira di chiamare i rinforzi per aiutarla con gli interrogatori.
    “Già, questa è una stronzata,” intervenni per proseguire nella stessa direzione. “Tu sei una vampira e sei qui, perché non ci potremmo stare noi?”
    Lei iniziò a canticchiare qualcosa producendo un rumore mentre sembrava sfregarsi le dita. In un primo momento, pensai si stesse prendendo gioco delle mie lamentele mimando il più piccolo violino del mondo. Poi, quando una luce iniziò a formarsi tra le sue dita, capii che non stava facendosi beffe di me. Stava pronunciando un incantesimo.
    “Posso costringervi a parlare,” disse, parlandoci soavemente come un gatto che fa le fusa. “Ma non vi piacerà quello che accadrà se lo faccio.”
    “Eccovi qua!” squittì una voce femminile non appena la porta si aprì e Mencheres fece irruzione all’interno della stanza.
    La vampira girò su se stessa così velocemente che i suoi capelli strettamente intrecciati si alzarono dalla schiena per avvolgersi attorno a lei come una spessa frusta. “Esci subito, a meno che tu non voglia ficcarti in una marea di guai come loro!”
    Rimasi sorpresa quando Mencheres si bloccò a metà frase, il suo intero corpo congelato come se stesse fissando la vampira. Anche se stava indossando il viso e il corpo di una ragazzina, la sua natura di antico sembrava si riversasse attraverso lo sguardo che rivolse come un laser alla schiena della Vampira.
    “Ma che strano tatuaggio che hai. Se non mi sbaglio, quello è un cartiglio Egiziano, non è vero?”
    Io mi irrigidii. Mencheres non poteva sbagliarsi. Non quando una delle tre più famose piramidi d’Egitto era sua. Questo era un messaggio indirizzato a noi. Vlad incrociò il mio sguardo, e quell’unica occhiata stava a significare che il combattimento stava per iniziare. Mi levai i guanti.
    La vampira gettò i capelli nuovamente al loro posto, ricoprendo la serie di forme e di immagini racchiuse tra due linee parallele che erano inchiostrate sulla sua spalla destra.
    “Anche tu sei una vampira. Sei insieme a loro?”
    Improvvisamente sembrava nervosa piuttosto che arrabbiata. Io non conoscevo il significato del tatuaggio, ma ovviamente lei non lo aveva mostrato di proposito e non si sarebbe aspettata di certo che qualcuno facesse commenti a riguardo.
    Ignorando la domanda, Mencheres rispose “Ne ho uno anch’io.” Aprì i palmi, rivelando che di aver catturato alcune di quelle strane sfere fluttuanti nelle sue mani. Poi le portò vicino alla bocca e le inalò, tirando su al contempo la parte posteriore della sua maglia. Coerente con l’avvertimento di Ian, non appena ebbe inalato le sfere, il suo incantesimo di camuffamento svanì e la sua molto mascolina e muscolosa fisicità eruppe dalla precedente illusoria apparenza di adolescente.
    Aveva un tatuaggio sulla schiena con un’altra serie di strane forme contenute tra due linee parallele. La vampira ansimò di più vedendo quel disegno, di quanto fece al suo improvviso trasformarsi da una ragazzina asiatica in un antico e solenne uomo Egiziano.
    “Il mio è il marchio di Menkaure, mio nome di nascita,” le disse Mencheres in tono grave.
    “E il tuo è il marchio di Imhotep… negromante.”



    Capitolo_35_2



    Ciò che successe dopo fu molto rapido. Il potere di Mencheres esplose, riempiendo la stanza con la forza di una dozzina di palle da demolizione. L’impatto mi fece perdere l’equilibrio e sbilanciò anche Vlad, ma la negromante rimase impassibile. Si spostò di lato e poi scattò in avanti come se fosse stata sparata da una pistola, lanciandosi verso il muro di vetro dietro di noi.
    “Fermatela!” tuonò Vlad, e le sue mani divennero di fuoco.
    Incredibilmente, Mencheres non la bloccò con le sue abilità telecinetiche, e il fuoco che Vlad le lanciò sembrava scivolarle addosso invece di bruciarla. Lo shock per tutto questo e per essere stata presa a calci nel sedere dalla forza del potere di Mencheres, mi fece perdere secondi preziosi che la vampira usò per sfondare il muro di vetro.
    A quel punto saltai anche io dietro di lei. Schegge mi ferirono in diversi punti, ma ignorai il dolore. Non diedi importanza nemmeno alle urla dei ballerini quando io e la negromante gli saltammo praticamente in testa. Spinse le persone di lato con tanta forza da farle volare per aria mentre scappava, e io ne colpii un bel po’ per sbaglio mentre le correvo dietro.
    Più di un urlo si alzò dietro di noi. Non mi voltai mentre cercavo di non perderla di vista. Stava puntando all’uscita, e non avevo bisogno che Vlad mi urlasse “Fermala!” per sapere che non dovevo farmela scappare.
    Un muro di fuoco eruppe lungo l’intera parete in cui c’era la porta d’uscita, e le persone all’interno della discoteca iniziarono ad andare nel panico. La negromante lanciò uno sguardo fugace dietro di lei, urlando qualcosa in una lingua che avrebbe potuto essere russo o polacco. Mi ricordai dell’enorme voragine magica aperta da Elena e mi lanciai verso di lei, spingendo da parte le persone con la stessa irruenza che anche lei aveva mostrato. Non potevo permetterle di lanciare un incantesimo del genere.
    Due forme frusciarono sopra la mia testa. Vlad e Mencheres volarono sopra la folla, e per fortuna il loro percorso privo di intoppi gli permise di raggiungere la negromante prima che arrivasse al muro di fiamme e bloccasse la porta. Atterrarono al suo fianco senza farsi vedere e la afferrarono interrompendo qualsiasi cosa stesse dicendo. Poco dopo, riuscii a farmi la strada attraverso le persone per raggiungerli.
    Vlad la teneva ben salda, con un braccio stretto intorno alla gola, l’altro sopra la bocca per evitare che completasse l’incantesimo che stava lanciando. La sua mano era ancora avvolta dalle fiamme, e, anche questa volta, lei non prese fuoco come avrebbe dovuto. Tuttavia, il muro del club stava bruciando, e dai colpi di tosse e dal panico che stava aumentando, capii che la situazione stava diventando pericolosa.
    “Fai qualcosa: queste persone non riescono a respirare,” dissi a Vlad.
    Il fuoco scomparve immediatamente, anche se le nuvole di fumo rimasero. Vlad e Mencheres trascinarono la negromante fuori dalla porta e Mencheres la tenne aperta con la telecinesi. Tutto in una volta lo sciame di persone si diresse verso l’uscita.
    “I vostri poteri non funzionano su di lei. Perché?” chiesi, guardandomi intorno alla ricerca di Ian, Marty e Maximus in quella calca.
    “Deve aver usato un incantesimo oscuro,” replicò Mencheres, riferendosi alla più formidabile forma di magia conosciuta, perché il suo potere proveniva dallo sfruttamento dell’energia oscura dei defunti. “È l’unica cosa in grado di neutralizzare le mie abilità e conferire resistenza al potere di Vlad.”
    Resistenza. Non immunità totale. Ecco perché ora il corpo della negromante fumava come un ceppo bagnato buttato nel fuoco sotto le mani di Vlad. In ogni caso, non avevamo molto tempo per ottenere le risposte di cui avevamo bisogno prima che la nostra copertura saltasse.
    “Dove sono gli altri negromanti?” domandai. “E se provi a pronunciare un’altra sola parola di un incantesimo, te ne pentirai amaramente.”
    Vlad tolse il braccio dalla sua bocca in modo che potesse rispondere. “Ci hai mentito, Impalatore,” riuscì a dire, solo per essere immediatamente zittita da Vlad prima che potesse dire qualsiasi altra cosa.
    “Mentito? Non so a che gioco stai giocando, ma fossi in te la smetterei,” le dissi laconica. “Potrai anche aver neutralizzato i loro poteri, ma le mie abilità non sono state intaccate.”
    Non stavo bluffando. Vlad, una volta, aveva tentato di spiegare la mia apparente immunità agli incantesimi oscuri col fatto che l’energia elettrica che avevo in corpo creasse una specie di “terra bruciata” a quelle energie oscure e potenti.
    “Quindi ora parla, oppure parlerai dopo che ti avrò tagliato in tanti piccoli pezzettini con questa,” terminai, facendo aumentare la corrente nella mia mano destra. Quando vide la frusta che si stava formando mentre le scintille fuoriuscivano da essa, i suoi occhi si sgranarono. Poi un boato fragoroso scosse il club dietro di noi. Allarmata, mi voltai di scatto per capire cosa stesse succedendo.
    Due vampiri che non avevo mai visto superarono la massa di persone terrorizzate che tentavano sciamare da quella che immaginai dovesse essere un’uscita di sicurezza dall’altra parte del club. Le loro mani erano tese in avanti e ciò che sembrava una ragnatela di strana luce cresceva tra di esse.
    Li riconoscerai quando li vedrai, aveva detto Mircea parlando dei negromanti. Questo poteva bastare come prova, anche se il commento di Mircea avrebbe anche potuto essere un’allusione al tatuaggio che marcava i negromanti con il nome di Imhotep. Non riuscivo a vedere se loro lo avessero, ma non avevo intenzione di perdere tempo per capire se lo avessero per dedurre che fossero negromanti.
    Tutto ad un tratto tre forme si fiondarono su di loro, causando la rottura delle ragnatele dei negromanti e facendoli sbandare per la potenza dell’impatto prima di farli schiantare contro il muro dall’altra parte del club. Ian, Marty e Maximus si erano finalmente uniti alla battaglia.
    Mi voltai. “A questo punto non serve più che tu ci dica nulla…”
    Mi interruppi quando vidi che il flebile bagliore nelle dita della negromante si era trasformata in una luce blu brillante e si stava espandendo su tutta la mano. Vlad non poteva vederla dalla sua posizione dietro di lei, e Mencheres era impegnato a usare il suo potere per aiutare le persone che erano state calpestate durante il disperato tentativo di fuga. In un attimo, capii che cosa fosse. Non avrebbe dovuto essere in grado di finire il suo incantesimo senza la possibilità di parlare, invece mi sbagliavo.
    “Vlad, attento!” tuonai, facendo scattare la mia frusta verso di lei.
    Le colpii il braccio sopra il polso, ma non prima che toccasse con la sua mano color indaco il braccio di Vlad. Poi la sua mano mozzata interruppe la sua caduta, rimanendo magicamente sospesa a mezz’aria mentre Mencheres si voltava e cercava di strattonarla via. Terrorizzata, guardai quell’orrendo guanto blu fondersi con braccio di Vlad.
    Vlad afferrò la mano mozzata e la gettò da una parte. A quel punto Mencheres allontanò ancora di più la donna dal braccio di Vlad e la scaraventò lontano prima che potesse toccare qualcun altro di loro con l’altra mano, che nel frattempo era diventata dello stesso blu intenso.
    “Non toccarla!” disse Mencheres quando Vlad si lanciò in avanti per afferrarla di nuovo.
    “Ha ragione,” concordò la vampira. “O prenderai un’altra dose dalla maledizione del rimpianto eterno.”
    Non ero sicura di essere immune a questo tipo di magia, quindi guardai la negromante con circospezione mentre le giravo attorno. Non avevo bisogno di toccarla con le mani per farla fuori. Tutto ciò di cui avevo bisogno era avvicinarmi abbastanza e di uno spazio libero per poter colpire.
    Poi, improvvisamente, un ansimo orribile provenne da Vlad. Mi voltai in tempo per vederlo crollare bruscamente sul pavimento. Corsi da Vlad in preda al panico invece che mettere alle strette la negromante. Anche Mencheres accorse subito e l’espressione del suo viso fu terrificante tanto quanto vedere Vlad rantolare come se fosse stato strozzato da un qualcosa senza una forma.
    Mencheres sembrava impotente… e spaventato. Che razza di incantesimo era questa maledizione del rimpianto eterno? “Cosa possiamo fare?” urlai.
    “Non possiamo aiutarlo,” disse Mencheres con voce dura. “Questo incantesimo è progettato per intrappolare la sua vittima dentro i suoi peggiori ricordi, e se ha portato Vlad dove penso che sia, dobbiamo uscire di qui o moriremo tutti.”
    “Non puoi…” Vlad cercò di parlare, ma la sua voce era incomprensibile, l’incantesimo stesse cercando di strangolarlo. “Non lasciarla… vivere.”
    “Ci occuperemo di lei dopo,” cominciai.
    “Ora!” ruggì agonizzante. “Non… importa… cosa… dobbiate fare!”
    Poi i suoi occhi si rovesciarono e il suo corpo divenne molle, come abbandonato. Prima che potessi afferrarlo, si alzò improvvisamente come fosse stato tirato verso l’alto, e i suoi occhi sembrarono ciechi quando tese in avanti una mano. “Dammelo,” disse con un ringhio viscerale.
    Lo guardai a bocca aperta. “Darti cosa?”
    Mencheres mi allontanò prima che potessi raggiungerlo, e lo scossone per poco non mi fece uscire gli occhi dalle orbite.
    “Non puoi aiutarlo adesso,” disse. “Ma tu sei l’unica che può fermare la strega senza essere infettata dal suo incantesimo. Trovala e uccidila, Leila. Adesso.”
    Ogni parte di me voleva urlare un netto rifiuto. Non potevo lasciare Vlad in quelle condizioni, non potevo! Però capivo che probabilmente ucciderla avrebbe significato porre fine a questo incantesimo, esattamente come l’uccisione dello stregone della terra aveva posto fine a quello che aveva quasi fatto fuori Ian. Doveva essere così, e una feroce parte di me voleva vendetta per ciò che aveva fatto a Vlad.
    Raccolsi la mano amputata e feci un respiro profondo. Le luci fluttuanti che inalai interruppero il mio travestimento come un serpente che cambia la pelle, ma ora sentivo il suo odore.
    “Prenditi cura di Vlad,” dissi a Mencheres, poi mi voltai e andai alla ricerca della negromante.




    Capitolo_36_2



    Il potere di Mencheres non riuscì a controllare la negromante, ma lo usò per tenere chiuse le porte del club in modo da evitare che scappasse. Anche in mezzo al fumo e all’odore di dozzine di persone che non erano ancora riuscite ad evacuare dal locale, riuscii a rintracciarla e la beccai intenta a crearsi una propria uscita. Il magazzino che ospitava il club aveva solo alcune finestre ed erano molto in alto, tanto nessun umano sarebbe stato in grado di raggiungerle. Quindi fu facile per me identificare quella in frantumi attraverso cui la vampira era scappata, e la seguii con un unico intento.
    Sei morta, troia! Sei morta.
    Gruppi di persone erano fuori dal magazzino, alcuni piangevano, altri erano rannicchiati in stato di shock. Non prestai loro attenzione mentre inseguivo l’odore della negromante. Mi portò vicino a un incrocio, e la parte di me non ancora accecata dalla voglia di ucciderla rilevò soltanto il suo odore, il che significava che non aveva preso alcun ostaggio tra i clienti della discoteca. Stavo anche ringraziando la mia buona stella per il fatto che la negromante non avesse l’abilità di volare, altrimenti se ne sarebbe già servita e io non sarei riuscita a seguire la traccia se fosse volata via.
    Però un forte vento invernale disperse il suo odore quando girai l’angolo. Ebbi un momento di panico finché non sentii uno stridio di pneumatici e i rumori di un incidente stradale provenire dall’autostrada sopra di me. Qualcosa aveva obbligato un gruppo di macchine a frenare improvvisamente e scommisi che lei fosse stata lei.
    Aumentai la velocità e corsi in direzione del rumore. Quando mi avvicinai, fui momentaneamente accecata dai fari di una macchina che imboccò improvvisamente la direzione sbagliata, venendo verso di me invece di seguire il flusso del traffico. Incolpai la strada ghiacciata, finché la macchina non prese il volo per fracassarsi proprio addosso a me.
    Dannazione quella troia mi aveva lanciato addosso un’automobile!
    Mi tolsi dalla sua traiettoria giusto in tempo. L’auto atterrò con un terribile schianto a pochi metri da me, seguita subito da un’esplosione che mi investì con fiamme e frammenti di vetro volanti. Mi fermai solamente per lanciare uno sguardo pieno di pietà ai rottami in fiamme prima di riprendermi e riprendere a inseguire la negromante. Nessun uomo sarebbe potuto sopravvivere a un’esplosione come quella, ma avrei fatto ancora in tempo a salvare Vlad se non avessi lasciato che la sua terribile tattica di difesa funzionasse facendomi perdere tempo nel cercare di salvare persone che probabilmente erano già morte.
    Nel momento in cui mi avvicinai abbastanza per vederla, stava già sollevando un’altra auto per colpirmi. Questa volta non rimasi bloccata dallo shock quindi, invece di abbassarmi, le corsi incontro, mirando all’autista che urlava terrorizzato. Fracassai il parabrezza nel momento in cui l’auto si alzò in aria. Nei pochi secondi prima che colpisse il terreno, usai una manovra in rotazione che derivava dal mio passato come atleta olimpica per voltarmi a mezz’aria in modo da sganciare la cintura di sicurezza dell’autista. La nostra rotazione all’indietro combinata con il movimento in avanti dell’auto ci fece sfondare il lunotto posteriore. Mi voltai di nuovo in modo che il mio corpo assorbisse la forza dell’impatto, anche se l’autista era ferito e stava sanguinando, quando toccammo terra.
    Lo feci stendere appena toccammo terra. Probabilmente era gravemente ferito, ma era vivo, cosa che non potevo dire dell’altro povero autista. Ora, dovevo evitare che quella troia lanciasse altre auto con innocenti persone a bordo.
    Feci un salto e afferrai il lampione più vicino, spingendo la mano destra al suo interno. Così facendo l’elettricità venne sparata dentro di me con una forza da capogiro, ma non mi fermai ad assaporare quella sensazione. Usai il palo come un trampolino, per lanciarmi verso la negromante e scaricare su di lei l’energia accumulata nel momento in cui stava raggiungendo una nuova auto per lanciarmela contro.
    Ruzzolammo in una massa di membra agitate sul terrapieno vicino all’autostrada, e scaricai il mio eccesso di energia su di lei durante la caduta. L’altra sua mano era di nuovo ricresciuta e mi colpì con una ferocia inaudita. Inoltre, la sua età le dava un netto vantaggio: lei era molto più forte di me. Non potevo vincere quella battaglia con le zanne e i pugni ed eravamo troppo vicine per usare la frusta, quindi incassai il colpo mentre la prendevo con la mano destra e imprimevo ancora più elettricità in lei. Dopo alcuni attimi dolorosi, smise di attaccarmi e iniziò a combattere per fuggire.
    Non la lasciai andare, anche quando vidi la sua mano diventar blu. Mi afferrò, cercando di trasferire su di me quel terribile incantesimo mentre pronunciava la maledizione. Cercai di resistere, sperando che l’immunità nata dalla corrente elettrica che mi aveva precedentemente protetta dai Ricordi Oscuri - un'altra manifestazione delle malefiche energie della magia oscura - mi avrebbe protetto anche questa volta. E se anche così non fosse stato, ucciderla avrebbe distrutto qualsiasi incantesimo mi avesse lanciato, quindi tutto ciò che dovevo fare era non soccombere prima di fare fuori lei.
    Ben presto, le parole dell’incantesimo divennero urla quando la sua carne cominciò a lacerarsi e ad apparire necrotica, incapace di guarire abbastanza velocemente da contenere i devastanti effetti dell’incessante flusso di elettricità che continuavo a infondere in lei. Allentò la sua presa su di me e i suoi occhi divennero enormi, per poi esplodere come fossero uova strapazzate.
    In un'altra situazione, lo avrei trovato rivoltante. Invece, fui riempita da un’esultanza spietata mentre continuavo a iniettare ancora più corrente in lei. Il suo viso si lacerò, esponendo tendini e ossa. Poi i suoi arti esplosero mentre altre parti di lei prendevano fuoco. Anche le mie mani e i miei vestiti iniziarono a bruciare per il contatto, ma non la lasciai ancora andare. Continuai a riempirla con la corrente, vagamente consapevole del continuavo a sorridere con un ghigno selvaggio stampato in viso, cosa di cui non mi credevo capace. Hai cercato di uccidere Vlad! Me la pagherai, troia, morirai nel peggiore dei modi!
    Con un pop, che fu una musica dolce e raccapricciante per le mie orecchie, il suo intero corpo esplose per il sovraccarico di corrente. Caddi in avanti su ciò che rimaneva del suo torso, osservando con oscura soddisfazione il suo teschio che rotolava verso il bordo della strada.
    Sarebbe stato bello prendermi un secondo per assaporare la vittoria e per riprendere metaforicamente fiato, ma i ragazzi avrebbero potuto avere bisogno di me con gli altri due negromanti. Non ero intrappolata in un terribile ricordo, quindi avevo scoperto di essere immune all’incantesimo della mano blu con cui questo negromante aveva cercato di farmi fuori. Se il primo istinto degli altri negromanti fosse stato quello di usare la magia oscura, ero io quella che aveva le migliori possibilità di resistervi.
    Saltai in piedi, spazzando via i pezzi del corpo della negromante morta mentre cominciavo a correre verso il magazzino. Quando superai l’autostrada, con una rapita occhiata vidi che altri automobilisti si erano fermati ad aiutare l’uomo ferito del secondo incidente e, con un misto di sollievo e preoccupazione, sentii delle sirene venire da questa parte. Qualcuno aveva chiamato anche la polizia. Il che andava bene per l’autista che necessitava di cure mediche, anche se non ci sarebbe voluto molto prima che gli ex clienti della discoteca sentissero le sirene e corressero in quella direzione per dire alle autorità del casino avvenuto nel vicino magazzino.
    Non avevamo assolutamente bisogno di un’intromissione delle forze dell’ordine mentre cercavamo di affrontare gli altri due negromanti. Con un po’ di fortuna, Vlad sarebbe uscito dall’incantesimo, ora che avevo ucciso la negromante. Se fossi stata fortunata, la magia degli altri due non sarebbe stata potente come quella della vampira ormai morta, e in questo caso magari i ragazzi li avevano già sottomessi. Nel caso non fosse stato così, corsi verso il magazzino veloce come lo avevo lasciato poco prima.
    Mentre giravo l’angolo, vidi un bagliore arancione in cielo nel punto in cui doveva trovarsi il magazzino. Perché era di nuovo avvolto dalle fiamme? Vlad doveva aver dosato le fiamme in modo che nessuna delle persone ancora intrappolate all’interno rimanesse ferita…
    Svoltando l’ultimo angolo, ebbi riuscii a vedere l’edificio. La folla dei clienti spaventati si era dispersa, lasciando soltanto una manciata di persone che stava scappando a gambe levate. Il motivo della fuga era evidente. Fiamme enormi fuoriuscivano dal tetto magazzino in lunghe strisce vorticanti, come se tornado di fuoco gli stessero danzando sopra.
    “Cosa sta succedendo?” urlai quando vidi Mencheres, Ian, Maximus e Marty a circa un isolato di distanza dal magazzino. Avevano perso tutti il loro travestimento dovuto al glamour, quindi fu facile identificarli.
    “Stai indietro,” urlò Mencheres in risposta.
    Le sue mani erano distese in avanti, e, mentre guardavo, un cassonetto metallico volò da una strada nelle vicinanze e atterrò su un lato del magazzino, unendosi ad altri pezzi di detriti urbani che si incollavano su di lui come se fossero saldati da un gigante. Poi urla e continui rumori di martellate mi raggiunsero anche se ero ancora a una certa distanza.
    “Che stai facendo? Dov’è Vlad?” chiesi, continuando a correre e ignorando l’ordine di Mencheres di rimanere indietro.
    “Dentro,” disse Maximus con un’espressione torva.
    Ero sbalordita. “L’avete lasciato là dentro con i due negromanti?” Il fuoco non poteva ferirlo, ma loro sì…
    “Tutti voi, andatevene subito,” disse Mencheres, lasciandomi basita. “Mi assicurerò che i negromanti non scappino.”
    Quindi erano loro che urlavano all’interno. Supposi che questo spiegasse perché Mencheres continuasse ad accatastare con la telecinesi oggetti sempre più pesanti all’esterno dell’edificio. Poteva anche non essere in grado di usare il suo potere direttamente sui negromanti, ma Mencheres poteva usarlo per scoraggiarli dal cercare una via d’uscita attraverso i muri o le finestre.
    Ora tutto ciò aveva un senso. Essere in parte resistenti al fuoco grazie alla magia oscura era una cosa. Sopravvivere a quell’inferno di fuoco era tutta un’altra storia. “Quindi, quando Vlad si è liberato dall’incantesimo, è rimasto dentro a bruciarne vivo uno mentre voi vi assicurate che l’altro non possa scappare finché Vlad non avrà finito anche con lui?”
    Nessuno rispose per un lungo istante. Poi Marty si avvicinò e mi mise un braccio intorno alla vita.
    “Tesoro,” disse, la sua voce si spezzò. “Non so come dirtelo, ma…”
    “L’incantesimo non si è spezzato,” intervenne Ian senza girarci troppo intorno. “Ed è così intrappolato dentro i suoi peggiori ricordi da bruciare tutti e tutto ciò che gli sta vicino, noi compresi.”
    Ero così scioccata che cominciai a ribattere. “Non può essere. Ho ucciso la negromante che l’ha maledetto, quindi dovrebbe stare bene adesso!”
    “No, purtroppo,” disse Mencheres, con un tono talmente pietoso che sentii il freddo tocco della disperazione nonostante il caldo che fuoriusciva dal vicino magazzino. “Questa negromante conosceva molto bene la maledizione del Rimpianto Eterno. Ha origine dalla magia oscura, ed essa non si interrompe con la fine di chi lo ha lanciato, come una normale magia. L’incantesimo terminerà solo con la distruzione dell’oggetto maledetto.”
    “Ma l’oggetto maledetto è Vlad!” quasi gridai.
    Mencheres rispose con i tratti distorti dal dolore. “Sì.”

     
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    LA MIA STORIA.
    Mi chiamo Michelle Hall Spencer e ho divorziato da mio marito perché mi tradiva, ma lo amo ancora così tanto che ho cercato aiuto e ho trovato il dottor Ogundele dopo diversi bugiardi su Internet. Il dottor Ogundele ha lanciato un incantesimo per me ed entro 48 ore mio marito è tornato a casa e il suo incantesimo era innocuo, è molto potente, contattalo se hai bisogno di aiuto su WhatsApp o Telegram a questo numero: +27638836445. Questo post è il mio segno di apprezzamento per le persone che lo conoscono.
     
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