#2 Cattle Valley Mistletoe

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    Ringraziamo lo Scaffale dei Desideri per la traduzione



    Capitolo_7_7




    “Attento al marciapiede, qui. Può diventare molto scivoloso,” disse Hal, avvolgendo un braccio attorno a Casey.
    Casey era ben saldo sulle proprie gambe, ma gli piaceva la sensazione del tepore di Hal, perciò non lo scoraggiò.
    Una volta in casa, Hal accese le luci. Fece sedere Casey su una panchina nell’ingresso e gli si inginocchiò davanti.
    “Togliamo questi,” propose Hal, sfilandogli stivali.
    Con lo sguardo fisso sulla testa del suo uomo, Casey sorrise. Hal lo stava trattando come se fosse qualcosa di molto speciale. Un’ondata travolgente di lussuria lo percorse, e Casey fece alzare la testa di Hal verso l’alto per divorare la sua bocca con un bacio.
    Gemendo in quel bacio, Hal si posizionò tra le gambe di Casey. Facendo scivolare le mani sotto al culo dell’uomo, Hal gli diede una strizzata. “Sì,” sussurrò Casey, avvolgendo le gambe attorno al busto di Hal. “Ti voglio.”
    Hal grugnì prima di scuotere il capo in segno di diniego. “Hai bisogno di riposare,” disse, baciandogli il collo.
    “Ho bisogno di venire,” lo corresse Casey. “Allevierà lo stress alle mie palle,” aggiunse, con un sorrisetto sornione.
    Dopo averlo fissato negli occhi per un paio di secondi, Hal si alzò, prendendolo tra le braccia.
    “Non ho niente qui,” spiegò Hal trasportandolo verso quella che Casey presumeva fosse la camera da letto. Nessuno lo aveva mai portato in braccio prima, ma doveva ammettere che la cosa lo faceva sentire prezioso.
    Leccando la pelle soffice alla base del collo di Hal, Casey ci si attaccò con la bocca e succhiò. Quando non udì proteste, Casey succhiò con più forza, certo che avrebbe lasciato un segno. A meno che Hal avesse intenzione di indossare un dolcevita per il resto della settimana, chiunque avesse incontrato avrebbe visto il marchio di Casey.
    La cosa gli piaceva, ammise con sé stesso. Il pensiero di rivendicare la sua proprietà in un modo così visibile fece indurire ancora di più il suo uccello.
    Senza lasciare la presa, Hal li fece finire sul lettone. Entro pochi secondi, si erano tolti la camicia a vicenda, cercando di entrare in contatto con la pelle nuda. Hal spinse le mani sotto l’elastico dei pantaloni della tuta di Casey. “Ho bisogno di sentirti,” ansimò, avvolgendo le dita attorno all’uccello dell’uomo.
    Muovendosi avanti e indietro in quella presa, Casey cercò di togliere ad Hal i jeans, ma la cintura ostacolava i suoi progressi. Frustrato, gli sbottonò i jeans prima di far scendere la zip, lasciando la cintura lì dov’era e gli impastò la protuberanza nascosta dai boxer.
    “Ho bisogno,” lo supplicò Casey.
    Hal riuscì a slacciarsi la cintura con una mano sola, continuando ad accarezzare Casey con l’altra. Non appena la cintura fu libera dalla fibbia, Casey usò mani e gambe per far scivolare giù i jeans. E nell’istante stesso in cui la verga nuda di Hal si premette contro la sua, Casey raggiunse la vetta del piacere.
    Fu travolto dall’imbarazzo quando avvertì il liquido caldo tra di loro. “Mi dispiace,” si scusò. Non veniva così in fretta da quando aveva quattordici anni.
    Hal lo baciò e allungò la mano verso il comodino. Prese una bottiglia di lubrificante e una scatola nuova di preservativi e si sedette sui talloni.
    “Non scusarti. Mi fa piacere sapere che mi desideri a tal punto.”
    Casey gli tolse il lubrificante di mano. “Lascia che mi prepari io.”
    Facendo di no con il capo, Hal si riprese la bottiglia. “No, prima ti voglio assaggiare.” Dopo essersi infilato il preservativo, Hal si infilò nuovamente tra le cosce divaricate di Casey.
    Con gli occhi chiusi, Casey si godette ogni bacio, leccata e suzione che Hal gli donò mentre si faceva strada verso il basso lungo il suo corpo. “Bello,” gemette quando Hal gli leccò la pelle sensibile dietro alle palle.
    Quando il calore vellutato della lingua di Hal gli accarezzò l’apertura grinzosa, i fianchi di Casey si alzarono automaticamente di colpo nell’aria. Ancora e ancora, Hal lo leccò e baciò, facendo sciogliere lentamente i muscoli di Casey.
    Posizionando le braccia sotto alle proprie ginocchia, Casey si portò le gambe contro il petto, dando campo libero ad Hal. Un grugnito da parte dell’omone fece sorridere Casey. Oh sì, poteva farci l’abitudine senza problemi alla lingua talentuosa di Hal. Casey urlò quando Hal introdusse un dito coperto di lubrificante nel suo passaggio rimasto trascurato.
    “Così sexy,” mormorò Hal facendo scorrere con facilità il dito dentro e fuori.
    “Ti voglio,” gemette Casey. Aveva avuto non pochi amanti in passato, ma Casey non si era mai sentito così commosso dal loro tocco.
    “Devo allargarti di più. Non voglio farti male,” ansimò Hal. Era evidente per Casey che Hal lo desiderava altrettanto ardentemente.
    Scuotendo il capo, Casey gemette. “No, voglio sentire ogni singolo centimetro di te che mi scivola dentro.”
    Hal alzò lo sguardo negli occhi di Casey. Casey poteva vedere il fuoco che bruciava in quegli occhi azzurro chiaro di cui si era innamorato. “Non durerò a lungo,” lo informò Hal, ritraendo le dita.
    “Nemmeno io, ma abbiamo tempo.” Casey allargò le gambe, accogliendo il corpo di Hal, molto più imponente del suo, tra di esse. Mentre posizionava la punta del suo cazzo contro la sua apertura, Casey chiuse gli occhi. “Riempimi.”
    La penetrazione avvenne lentamente, ma Hal si fece strada all’interno del corpo di Casey senza mai fermarsi, un meraviglioso centimetro dopo l’altro. “Così bello,” sussurrò Casey. Non si era mai sentito così pieno, sia nel corpo che nell’anima.
    Quando Hal si fermò, Casey si rese conto di essere completamente impalato sull’uccello di Hal. Scosse la testa, sentendosi come se stesse sperimentando un’esperienza extracorporea.
    Aprendo gli occhi, alzò lo sguardo fino ad incontrare quello di Hal. “Ci incastriamo alla perfezione.”
    Hal sorrise, il sudore che gli imperlava già la fronte. “C’è mai stato qualche dubbio?”
    “No.” Casey contraccambiò il sorriso.
    Hal si ritrasse, portando con sé quel meraviglioso cazzo. Il corpo di Casey fece del suo meglio per trattenere quella verga dentro di sé, non volendo separarsene nemmeno per un secondo. Stava giusto per urlare dalla frustrazione, quando Hal si spinse di nuovo dentro di lui. L’immediata sensazione di pienezza rischiò di togliergli il respiro.
    “Di più,” ansimò.
    Riposizionando le gambe Hal prese alla lettera le parole di Casey e iniziò a muoversi come un pistone dentro e fuori dalla sua apertura sensibile. “Sì,” urlò Casey. Iniziò a muoversi in risposta ai movimenti di Hal, desiderando, anzi supplicando, per ricevere tutto ciò che l’uomo poteva dargli.
    Allungando le mani, Casey le fece scorrere lungo i pettorali ben modellati di Hal, fermandosi sui suoi capezzoli induriti. Il bisogno di assaggiarli era incontenibile, ma il ritmo delle spinte non gli permetteva di raggiungerli comodamente. Si accontentò invece di strizzare e torcere quei dischi di pelle dorata.
    “Non durerò,” gemette Hal.
    Casey lo prese come un invito e tolse una mano dal petto di Hal per avvolgere le dita attorno al proprio cazzo e pomparselo al ritmo che Hal aveva stabilito.
    “Così sexy,” commentò Hal, mangiandosi con gli occhi l’uccello di Casey. “Vieni per me.”
    Quelle parole dolci e quello sguardo intenso spinsero Casey oltre il precipizio e dritto nell’estasi. Si scordò di respirare mentre il suo corpo si inarcava e il suo uccello eruttava. “Non è mai, mai stato così prima,” Casey urlò mentre il suo petto veniva dipinto di sperma.
    Sentì Hal pompare dentro di lui un altro paio di volte, prima di udire un ruggito echeggiare nella grande camera da letto. Crollatogli sopra, il peso di Hal era più che gradito. Non dissero nulla mentre entrambi cercavano di scendere dalle vette raggiunte.
    Quando il cazzo di Hal scivolò fuori, questi rimosse velocemente il preservativo, facendovi un nodo. Gettò il preservativo nel cestino vicino al letto prima di sistemarsi accanto a Casey. Rimettendosi senza esitazione tra le braccia di Hal, Casey sbadigliò.
    “Stanco, tesoro?” gli chiese Hal, facendo scorrere una mano su e giù per la schiena di Casey.
    “Contento,” rispose Casey, baciando il petto di Hal.
    Hal non disse nulla per diversi minuti. Proprio quando Casey stava per addormentarsi, Hal prese a parlare.
    “Non sono stato con molti uomini, ma stare con te mi è sembrato diverso.”
    “Mmm hmm.” Casey voltò la testa e leccò il capezzolo di Hal. “Anche a me.”
    Sbadigliando di nuovo, Casey fu attirato più vicino contro il petto di Hal. “Riposa, risolveremo tutto dopo,” disse Hal, la sua voce bassa vibrava contro l’orecchio di Casey, che era appoggiato al petto di Hal.
    Annuendo, Casey prese sonno.


    In piedi davanti ai fornelli, Hal avvertì uno sguardo su di sé e subito dopo delle braccia lo strinsero in vita.
    “Non avresti dovuto lasciarmi dormire così tanto,” disse Casey, dandogli dei delicati baci a labbra aperte lungo la schiena.
    “Mi sembravi così tranquillo che non sopportavo l’idea di lasciarti, ma ho pensato che avresti avuto bisogno di mangiare.” Hal indicò la padella. “Spero ti piacciano le uova strapazzate. Isaac ha detto che devi dare al tuo stomaco almeno un paio di giorni per riprendersi.”
    “Mangerò volentieri qualsiasi cosa tu mi metta davanti, sono davvero affamato. Qualcuno mi ha fatto fare un bel po’ di esercizio per tutta la notte.”
    Hal spense il fuoco e fece scivolare le uova su due piatti. Infilò un paio di fette di pane nel tostapane e si voltò per affrontare Casey. “Non abbiamo più avuto occasione di parlare.” Accorciò la distanza tra di loro e catturò la bocca di Casey in un bacio breve ma intenso.
    “Lo so, e tu devi uscire per andare al lavoro,” disse Casey, seppellendo il volto contro il petto di Hal.
    Scendendo con le mani lungo la schiena snella di Casey, Hal afferrò il bel culetto del suo uomo. “Già, ma non tornerò tardi. Devo fare un salto a Sheridan per prendere le mattonelle.”
    “Potrei venire con te.” Casey alzò lo sguardo su di lui.
    “Tu dovresti riposare. È già troppo che ti abbia tenuto sveglio tutta la notte.” Hal non voleva ammettere che avrebbe davvero voluto avere Casey accanto mentre guidava tutto il giorno.
    “Me ne starò seduto in un furgone, direi che non è un lavoro faticoso,” sorrise Casey sornione. “Ti prego, mi lasci venire?”
    Ridacchiò, era ovvio che entrambi stessero ripensando alle rumorose suppliche di Casey la notte prima.
    “Lasciami andare in città a sistemare un paio di cose, poi ti passo a prendere.”
    Casey fissò Hal per qualche secondo. Hal sapeva che Casey voleva dare un’occhiata alla sala ricevimenti, ma voleva che fosse tutta una sorpresa. “Ma non ti allungherà la strada dover tornare fin qui?”
    “No, conosco una scorciatoia.” Diede un altro bacio a Casey. “Ora mangiamo prima che la colazione si raffreddi.”



    Capitolo_8_6



    Fermandosi davanti al negozio di materiali da costruzione, Hal guardò Casey. “Entri?”
    “Certo.” Casey sorrise e saltò giù dal veicolo. Con un gran sorriso, Hal seguì quel bel culetto dentro il negozio.
    Decidendo di divertirsi un po’, Hal andò verso il commesso più vicino. “Salve, siamo venuti a ritirare delle confezioni di mattonelle nere e rosse per la chiesa di Cattle Valley.”
    Casey tossì e afferrò il braccio di Hal. Hal lo fissò con viso serio. “Stai bene?”
    Scuotendo la testa, Casey strinse gli occhi. “Grigie con macchioline blu. Sono quelle che ti ho fatto vedere sul catalogo.”
    “Oh, be’, devo aver commesso un errore. Quelle nere e rosse non sono tanto male, no?”
    “Sì, io penso di sì. Avevo deciso di dipingere le pareti di un bel blu cielo per abbinarle al pavimento, e…”
    Hal decise di dare una pausa a Casey. “Stavo solo scherzando. Oddio, rilassati.” Sorrise.
    “Molto divertente. Mi hai quasi fatto venire un infarto.” Casey gli diede un pugno sul braccio. Anche se riusciva a malapena a sentire il colpo attraverso lo spesso giaccone, Hal si afferrò veloce il braccio e gemette di dolore.
    A quanto sembrava le loro attività giocose non stavano avendo lo stesso effetto sul commesso che roteò gli occhi e si allontanò. “Bene,” disse Casey. Raddrizzandosi, si avvicinò al bancone del servizio clienti e aspettò. Quando una giovane donna gli sorrise, Casey ricambiò il sorriso. “Siamo qui per ritirare alcune piastrelle. Abbiamo chiesto a uno dei suoi colleghi, ma a quanto pare non prende troppo sul serio il suo lavoro.”
    Hal non aveva mai visto questo lato di Casey. Rimase indietro e guardò come gestiva la ragazza con facilità. Era affascinante eppure concentrato mentre si girava verso Hal e chiedeva il modulo d’ordine. Quando la cassiera provò a fargli pagare più di quanto pattuito, Casey le mostrò il foglio, assicurandosi che vedesse che era per una chiesa. Hal ridacchiò quando disse alla donna che doveva vedere chi era che stava provando a fregare, perché alcuni prendevano le cose un po’ più seriamente di altri. Ovviamente Casey mise su uno spettacolo indicando il cielo, prima di mettersi il dito sulle labbra.
    Mentre salivano sul pick-up, Hal scosse la testa. Non solo erano andati via con le mattonelle al prezzo concordato, ma il direttore aveva aggiunto del collante per piastrelle come donazione alla chiesa. “È qualcosa,” disse Hal. “Saresti dovuto entrare nel mondo degli affari. Sei bravo con i soldi.”
    Casey lo guardò di traverso. “Non pensi che ci voglia abilità negli affari per guidare una chiesa?”
    Hal non sapeva cosa dire. Non intendeva insultare Casey, ma aveva pensato solo al lato spirituale della sua vocazione. “Scusami.” Scosse la testa. “Immagino di non aver riflettuto abbastanza sul tuo lavoro per fare un’affermazione del genere.”
    Casey sospirò. “Abbiamo ancora un sacco di cose di cui parlare.”
    Hal sapeva che Casey aveva ragione, ma avevano passato una giornata talmente perfetta. Non era sicuro di come avrebbe preso la notizia della sua perdita della grazia di Dio. Allungando il braccio, tirò Casey vicino a sé. “Più tardi, okay? Possiamo goderci il momento adesso?”
    Casey annuì e si plasmò sul fianco di Hal. “Allacciati la cintura,” gli ricordò Hal. “Non voglio correre nessun rischio con te.” Aspettò che Casey facesse quello che gli aveva chiesto prima di uscire dal parcheggio. “Allora,” cominciò Hal, “perché non mi parli della tua famiglia?”
    “La mia famiglia? Be’, direi che sono piuttosto normali. Papà lavora per la città, mamma è una casalinga. Ho un fratello e una sorella più grandi, entrambi sposati con figli.” Casey si strinse nelle spalle. “Normale.”
    “Vieni da Kansas City, giusto?” Hal si immise in una strada senza curve e mise la mano sulla coscia di Casey. Era tentato di fare un po’ più d’esplorazione, ma voleva sapere di più di Casey mentre poteva.
    Casey scosse la testa. “Più a sud, una città un po’ più piccola di Cattle Valley. E tu?”
    Hal si sentì stringere il petto. Non gli piaceva pensare al posto da cui veniva, perciò andò avanti con la storia che aveva raccontato a tutti. Era sbagliato? Voleva essere onesto con Casey e sapeva che quel momento sarebbe arrivato presto, ma per ora… “Sono cresciuto per lo più nel Wyoming.”
    “I tuoi vivono ancora da quelle parti?” chiese Casey, strofinando la pelle morbida tra le dita di Hal.
    Gli ci vollero parecchi secondi per rispondere. “No, non ho mai conosciuto mio padre, e mia madre morì quando avevo otto anni.”
    Casey intrecciò le dita con quelle di Hal. “Mi dispiace.”
    Hal diede una stretta alla mano di Casey per fargli sapere che andava tutto bene. “È stato tanto tempo fa. Sono stato allevato dalla cugina di mia madre, Ada, e suo marito, Dave.”
    “Li vedi ancora?”
    “A volte, ai funerali e roba del genere.” Hal indicò il retro del pick-up. “Penso che ti accompagnerò a casa e correrò in città. Non c’è davvero bisogno di iniziare oggi, ma il collante deve essere tenuto al caldo.”
    Labbra morbide si fermarono sulla sua guancia. “Stai tentando di cambiare argomento?”
    Hal sospirò, “Sì, per adesso. Solo… non sono pronto.” Voltò la testa e diede a Casey un bacio veloce.
    “Hai tempo per una sveltina prima di tornare in città?” Casey portò la mano libera sulla patta dei pantaloni di Hal.
    Gemendo, Hal aprì le gambe per dare più spazio al membro che si ingrossava. “Una volta dentro con te, non vorrò più uscire. Farei meglio a occuparmi di queste cose prima di venire a casa.”
    “Sai, se le strade non fossero ricoperte di neve, te l’avrei succhiato proprio ora.” Casey fece scorrere la lingua sulla mascella di Hal.
    Hal emise un gemito. “Sono tentato di accostare e lasciartelo fare.” Il che gli ricordò una cosa. “Ehi, Case, ti andrebbe di fare gli esami del sangue con me, domani? Cioè, puoi fidarti, se lo facciamo. Non ti metterò le corna o robe del genere.” Guardò Casey e si sentì uno stupido.
    Dando un’altra palpatina all’uccello di Hal, Casey fece le fusa sul suo orecchio. “Ho avuto Isaac alle costole dopo che mi hai detto che ti eri innamorato di me. Sarò chiaro. Provavo imbarazzo nel dirti che volevo che stessimo insieme in modo esclusivo.”
    “Perché avresti dovuto sentirti imbarazzato?”
    “Non lo so. Non l’ho mai fatto in modo esclusivo, e non ero sicuro che fosse ciò che volevi. Non ho mai avuto una relazione.” Casey scosse la testa. “Mi sembra surreale, come se fossi sciocco a volerti tutto per me.”
    Hal entrò nel vialetto di casa sua e posteggiò il pick-up. Girandosi verso Casey, sollevò l’uomo più minuto e se lo mise in grembo. “Non condivido. Non ho mai avuto prima quella che considero una relazione, ma, quando sto con qualcuno, non faccio scivoloni. Questa è la prima volta che sono innamorato, e posso garantirti che non accoglierò bene qualsiasi uomo che guarderà anche soltanto nella tua direzione.” Strinse gli occhi. “Se va bene, mi fermerò alla clinica prima di tornare a casa stasera.”
    Roteando gli occhi, Casey annuì. “Non penso che tu debba preoccuparti che qualcuno in città mi dia una seconda occhiata. Sembra che io sia quasi invisibile, per loro.” All’improvviso, un sorriso si aprì sul suo viso. “Pensi davvero di esserti innamorato di me?”
    “Be’, come ho detto, non sono mai stato innamorato, ma sì. Se amare significa pensare a te tutto il giorno e sognarti ogni notte. Sentirmi come se mi dessero un calcio nelle palle quando penso che potrebbe succederti qualcosa.” Hal fece scorrere la lingua sulle labbra di Casey. “Non volere nient’altro che svegliarmi con te ogni mattina.”
    Casey ondeggiò avanti e indietro contro l’erezione di Hal. “Che succede di notte?” chiese con il fuoco negli occhi.
    “Di notte, ci rannicchiamo davanti al caminetto. Parliamo della nostra giornata, prima che io ti porti in camera da letto per scoparti a sangue.” Hal sorrise.
    Casey iniziò, “Be’, non ci vai leggero con le parole.” Spinse la lingua nella bocca di Hal gemette. “Sembra il modo migliore di trascorrere ogni sera per il resto della mia vita.”
    Hal guardò come si annebbiavano gli occhi di Casey. “Smettiamo di sognare fin quando non avremo parlato. Sappiamo che le cose su cui dobbiamo lavorare non sono poche, ma se avrò il cuore spezzato…” Casey non finì la frase.
    “Fanculo,” disse Hal inserendo la marcia. “Posteggio in garage.” Diede a Casey un altro bacio prima di rimetterlo sul sedile accanto a sé. “L’ultima cosa che voglio è turbarti. Ho finito di lavorare per oggi. Da ora e per sempre, tu sei più importante.” Hal premette il telecomando del garage ed entrò. Facendo uscire Casey dal pick-up, lo portò in cucina. “Perché non vai a metterti una tuta mentre preparo della cioccolata calda e accendo il fuoco? Non me ne andò finché non sistemeremo le cose tra noi.”
    Casey rimase a fissarlo per qualche momento. “Sei arrabbiato con me?”
    Hal realizzò che il suo tono si era fatto brusco. Gli portò una mano sul viso e scosse la testa. “No, tesoro, sono arrabbiato con me stesso. Invece di parlarti dei miei complessi e basta, ti ho fatto sentire insicuro. Sono io a essere insicuro. Ho paura che una volta che saprai tutto, cambierai idea sul fatto di amarmi.”
    Facendo due passi Casey avvolse le braccia intorno a Hal. “Che possiamo o meno far funzionare la nostra relazione non ha niente a che vedere con il fatto che ti amo. Ti amerò sempre, Halden.”
    Rilasciando il respiro, Hal abbracciò Casey più stretto di quanto osasse. Schiaffeggiando quel bel culo, baciò la fronte di Casey. “Va’ a cambiarti e sarò lì tra un minuto.”


    Scivolando in un paio di pantaloni consumati grigio scuro, Casey si sedette sul letto. Sapeva di doversi preparare a questa conversazione, ma non sapeva come cominciare. Aveva sentito la tensione nel corpo di Hal, prima, quando gli aveva chiesto della sua famiglia. Qualcosa gli diceva che i problemi di Hal con Dio giravano attorno alla morte di sua madre. Decidendo di fare a meno della maglietta, Casey tirò il lenzuolo via dal letto e lo portò il salotto. Due tazze di cacao istantaneo stavano sul tavolino basso mentre Hal lavorava per accendere il fuoco.
    Prendendosi del tempo per apprezzare la vista del sedere di Hal in un paio di boxer aderenti, Casey sorrise. “I tuoi vestiti comodi mi piacciono più dei miei,” disse, entrando nella stanza.
    Hal guardò oltre la sua spalla e fece un gran sorrise. “Sentiti libero di togliere qualsiasi cosa tu voglia. Non c’è bisogno di essere formale a causa mia.” Mettendo a posto la grata del camino, Hal si raddrizzò e si girò verso di lui. “Prendi quei cuscini dal divano e vieni qui.”
    Gettando i cuscini sul pavimento, Casey fece scivolare i pantaloni e li tolse. Con indosso nient’altro che un sorriso, Casey mise la coperta davanti a sé. “Pensavo che avremmo avuto freddo.”
    Lo sguardo di Hal venne catturato dal bacino di Casey. “Il mio livello di riscaldamento va proprio bene,” disse Hal, spingendosi i boxer giù lungo le cosce.
    Casey fu il primo a stendersi sul plaid. Tenne la coperta sollevata. “Mi coprirai tu?”
    Sorridendo, Hal si accovacciò, a cavalcioni sui piedi di Casey. “Ti coprirò io.” Si fece strada sulle gambe di Casey a forza di baci, fermandosi per un piccolo assaggio all’uccello sveglio di Casey. Quando Hal gli raggiunse la bocca, Casey ce l’aveva duro ed era in attesa.
    Avvolgendo le gambe intorno al busto di Hal, tirò giù l’uomo più massiccio per un bacio. Le calde profondità della bocca al sapore di cioccolato di Hal fecero ansimare Casey in un istante. “Ti amo,” sussurrò, interrompendo il bacio.
    Casey infilò le dita tra i capelli di Hal, consapevole che quello era il momento di arrivare al dunque. “Vuoi che cominci io?”
    Hal scosse la testa e si mosse per stendersi accanto a Casey. Poggiando la testa sul petto di Hal, Casey aspettò. Dopo qualche lungo momento, Hal iniziò. “Mia madre rimase incinta quando aveva diciannove anni. Era andata via di casa con un ragazzo, presumo fosse mio padre, subito dopo la cerimonia di laurea. Quando rimase incinta, il caro vecchio papà levò le tende. Lei si rivolse alla chiesa e loro la accolsero, la supportarono. Dopo la mia nascita, la aiutarono a trovare una piccola stanza in una pensione. Allora, mamma era totalmente presa dagli insegnamenti della chiesa e dal reverendo Marshall.” Hal smise di parlare, e Casey poteva dire che stesse scavando in un’intera vita di dolore sepolto.
    “Quando avevo otto anni, lei si ammalò. Ancora oggi non so a che pro, ma il reverendo Marshall le disse di pregare. Mamma trascorreva ogni giorno in chiesa, sulle ginocchia. Quando arrivò al punto di essere troppo malata, mi mandò al suo posto, dicendomi che se avessi pregato abbastanza lei sarebbe sopravvissuta. Io… ho provato…”
    Casey strinse la presa sul torace di Hal. Sapeva che la madre di Hal era morta, e ora sapeva come. “Shhh, questo è sufficiente per il momento”. Casey non era sicuro di cosa dire. Come potesse un bambino essere piazzato in quella posizione dalle persone che avrebbero dovuto amarlo e proteggerlo, Casey non lo capiva. Una consapevolezza lo fulminò, e sollevò lo sguardo su Hal. “Non sei ateo, vero?”
    “Eh?” chiese Hal, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
    “Non è che tu non creda in Dio, è che sei arrabbiato con Lui.” Casey si concentrò velocemente sugli ultimi giorni. “Quando stavo vomitando e mi rifiutavo di andare dal medico, eri arrabbiato con Dio o per il fatto che rifiutavo un aiuto medico?”
    Hal lo guardò e basta, e Casey riusciva a veder girare le rotelline. “Che stai cercando di dire, Case?”
    Casey prese un bel respiro. Sapeva che non sarebbe stato facile per Hal sentire ciò che stava per dire, poteva persino mettere un muro tra loro. “Non è stato Dio a deluderti quando tua madre stava morendo, è stata lei. Ma un bambino di otto anni non può odiare la madre morta, quindi hai diretto quella rabbia in un’altra direzione. Mi hai detto che non mi avresti lasciato morire solo perché ero troppo testardo per andare in ospedale, quel giorno. Penso che con il tempo tu abbia capito che tua madre avrebbe potuto andare in ospedale e non in chiesa.”
    “Dio e il reverendo Marshall l’hanno lasciata morire e poi hanno cercato di incolpare me,” disse Hal, tirandosi via abbastanza da alzarsi e avanzare verso il caminetto.
    Guardando Hal che metteva qualche altro ciocco sul fuoco, Casey emise un sospiro. Non sapeva chi diavolo fosse questo reverendo Marshall, ma Casey si sentiva in vena di trovarlo e prenderlo a calci in culo. “Adesso sai che tua madre avrebbe dovuto ricevere delle cure mediche, no?”
    Appoggiando il braccio contro le mensole del caminetto, Hal abbassò lo sguardo sul fuoco. “Sì.”
    “Sai che anche se anch’io sono un reverendo, non sono come Marshall?”
    “Conosco il Casey uomo, ma non ho mai sentito il reverendo Sharp rivolgersi a una congregazione di seguaci.” Si girò per guardare Casey ma non si mosse dal suo posto.
    Casey si alzò e andò verso Hal. Davanti a lui, sollevò lo sguardo. “Vedi, è questa la differenza. Io non ho dei seguaci. Ho dei fedeli. Ogni uomo e donna nella mia chiesa ha la sua mente. Non seguono ciecamente me e i miei insegnamenti. Ci riuniamo insieme la domenica per pregare e rendere grazie al Signore, è più facile quando un uomo condivide gli insegnamenti. Non mi rende per niente meglio di loro.”
    Hal posò un bacio sulle labbra di Casey. “Se non ti spiace, mi piacerebbe stare un po’ da solo. Vado a fare un giro in macchina.” Hal si allontanò e iniziò a raccogliere i suoi vestiti.
    “Preferisci che me ne vada? Dopotutto, questa è casa tua.”
    “No.” Hal scosse la testa, chiuse la lampo dei jeans e tornò da Casey. “I miei sentimenti per te non sono cambiati. Ho solo bisogno di chiarire le cose con Dio in privato. Tornerò più tardi.”
    Non voleva che Hal se ne andasse, ma sapeva che se avesse tentato di fermarlo, avrebbe prolungato la sua agonia. Hal aveva ragione, doveva chiarire le cose, ma Casey sentiva che tutto questo aveva a che vedere più con i sentimenti verso sua madre, che con Dio. Era questo che Hal doveva capire.
    “Ti amo. Guida piano e torna da me.”
    “Tornerò sempre da te,” disse Hal. Casey lo guardò scivolare negli stivali e nel cappotto prima di uscire in garage. Sentendo la grossa porta che si apriva e poi si chiudeva, Casey andò alla finestra e guardò Hal che si allontanava lentamente dalla casa. Sperava proprio che il bambino di otto anni intrappolato dentro Hal potesse finalmente trovare pace.



    Capitolo_9_7




    Mentre guidava per la campagna, Hal si accorse che il serbatoio era quasi a secco. Decise che gli servivano sia un po’ di benzina che un rapido incoraggiamento da parte del suo migliore amico, così svoltò per andare da Gill. Dando uno sguardo all’ora, decise di fare benzina e poi chiedere a Gill se gli andava di mangiare un boccone.
    Dopo aver parcheggiato il furgone, entrò. “Dove sei, vecchio mio?”
    “A chi hai dato del vecchio?” chiese Gill, scivolando fuori da sotto la Mercedes di Nate.
    Hal fu sorpreso di vedere la macchina di Nate nell’officina.
    “Cos’ha che non va?” Hal indicò la decapottabile nera.
    Gill scosse la testa e si ripulì le mani su di una pezza che aveva tirato fuori dalla tasca posteriore. “Un cavolo di niente. Questa macchina è un’opera d’arte della meccanica.” Gill sfiorò col dorso della mano lo sportello lato passeggero. “Ho chiesto a Nate se potevo prenderla in prestito per una o due settimane per studiarla, visto che gli affari vanno a rilento.”
    Scioccato, Hall scosse il capo. “E lui ha detto sì?” Hal avrebbe giurato che l’omone afroamericano stesse arrossendo. “Beh, mi aveva chiesto un favore e gli ho detto che poteva ripagarmi così.” Fece spallucce.
    “Allora, che favore era?” chiese Hal sedendosi su uno sgabello vicino a Gill.
    “A Kyle serviva qualcuno che gli sistemasse l’elevatore per carrozzine del furgone.” Gill si strinse nelle spalle. “Una cosa da niente.”
    Hal studiò l’amico. Non si stava comportando in modo tipico. Sapeva che Gill era interessato a qualcuno in città, ma non aveva mai ficcanasato per sapere chi. “Lui ti piace, non è vero?”
    “Nate? Sì, è un tipo simpatico.” Gill si alzò e si diresse al lavandino per lavarsi.
    Hal sorrise sornione. “Io mi riferivo a Kyle Brynn.”
    Gill prese a sfregarsi con vigore le mani. “Che cosa sei venuto a fare qui, comunque? Credevo avessi un edificio da finire e un uomo di cui prenderti cura.”
    Anche se non gli aveva risposto, ora Hal sapeva la risposta. Ma decise di lasciar perdere e si avvicinò al lavandino. “Mi chiedevo se ti andasse di andare a mangiare qualcosa.”
    Strappando dei pezzi di carta assorbente dal rotolo, Gill si voltò verso di lui. “Cos’è successo?”
    “Che vuoi dire?” Hal si grattò un lato del collo prima si infilare le mani nelle tasche della giacca. “Mi serviva solo una pausa dai miei pensieri, niente di che.”
    “Andiamo da Deb?” Gill lanciò la carta nel cestino e iniziò a slacciarsi la tuta protettiva da lavoro.
    Hal rimaneva sempre sorpreso dall’imponente massa muscolare del corpo di Gill. Non si notava quando era nella sua abituale tenuta da lavoro, ma, sebbene Gill avesse smesso di giocare al football professionistico da otto anni, appariva ancora più grosso e più forte che mai. Si diresse verso l’ufficio e aspettò che Gill chiudesse a chiave. “Ti va di seguirmi con la tua macchina? Poi pensavo di fare un salto alla chiesa per fare qualche lavoro.”
    “Ci vediamo là,” disse Gill, dirigendosi verso il proprio furgone.


    Erano quasi le sette quando Hal parcheggiò di fronte alla chiesa. Sperando che lavorare un paio di ore all’ampliamento della chiesa gli avrebbe sgomberato un po’ la mente, Hal smontò e iniziò a scaricare le mattonelle e l’adesivo.
    Dopo aver sistemato il primo carico sul pavimento, mise a preparare una caraffa di caffè. Avrebbe dovuto essere pronto per quando avesse finito di scaricare tutti gli scatoloni, e aveva la sensazione che sarebbe stata una lunga nottata. Dopo aver preparato la macchinetta, infilò la spina e notò una piccola scintilla. Hal studiò la presa per qualche secondo. Scuotendo il capo, tornò verso il furgone.
    Sorseggiando la prima tazza di caffè, Hal ripensò a Casey. Gill gli aveva ricordato che l’annuale cerimonia delle luci nel parco sarebbe stata alle otto e mezza. Sapeva che Casey non aveva mai visto Beauregard Park illuminato in tutta la sua gloria. Quello che Hal provava al momento valeva la pena di far perdere a Casey quell’evento?
    Tirò fuori il cellulare e chiamò a casa. “Residenza Kuckleman,” rispose una voce dolce.
    “Ehi,” salutò Hal. “Mi chiedevo se ti andasse di andare in città a vedere la cerimonia delle luci.”
    Hal trattenne il respiro quando Casey non rispose subito. “Beh, ho appena parlato con Nate al telefono. Ho cercato di chiamarti ma avevi il telefono spento. Ti ho lasciato un messaggio. Passano loro a prendermi. Ti andrebbe di trovarci già là al parco?”
    “Mi dispiace, sono già andato a mangiare con Gill.” Ad Hal sfuggì un lungo sospiro. Quella sera non gli andava proprio di competere con Nate. E gli dava fastidio il fatto che Casey gli avesse detto che potevano incontrarsi al parco. Gli venne un attacco di stizza. “Lascia perdere. Starò qui a lavorare alla chiesa. Ci vediamo dopo.” Hal riattaccò senza attendere una risposta.
    Sapeva che era una cosa infantile da fare, ma al momento non si sentiva affatto un adulto.
    Prendendo in mano la scopa, decise di dare una passata.
    Aveva una squadra di lavoratori abbastanza numerosa che sarebbe venuta il giorno dopo per dipingere. Dopo di che, avrebbe potuto iniziare a lavorare sulle rifiniture e sul pavimento.
    Più lavorava, più cominciava a sentirsi in colpa, o forse era geloso? Voleva condividere le luci con Casey. Il pensiero di stringere il suo uomo tra le braccia, mentre beveva cioccolata calda, era irresistibile. Sperava solo che Deb fosse ancora aperto.
    Infilandosi il giubbotto, Hal corse fuori dalla porta. Se era fortunato, avrebbe fatto in tempo a prendere la cioccolata calda e trovare Casey ancora al parco.


    Non sapeva neanche perché era voluto venire. Le luci erano bellissime, ma non brillavano per lui. Casey lanciò un’occhiata al terzetto, tutti e tre erano accoccolati felicemente l’uno contro l’altro, ridendo e scherzando. Rio, Ryan e Nate le avevano provate tutte per includerlo, ma certe cose non si potevano condividere.
    Casey ripensò alla sua conversazione di prima con Hal. Si era davvero preoccupato, dopo che Hal era uscito di casa. Era rimasto sorpreso quando Hal gli aveva detto che era andato a mangiare con Gill. Sapere che tra i due non c’era nulla non faceva bruciare meno la cosa.
    Il punto era che Hal era abbastanza di buon umore per mangiare fuori, ma non abbastanza da invitare Casey. Era in momenti come questi che Casey desiderava essere il tipo d’uomo che impreca. Un paio di insulti diretti ad Hal lo avrebbero senza dubbio fatto sentire molto meglio.
    “Sembra che tu non veda l’ora di andartene,” disse Nate avvicinandosi.
    “Già,” l’ultima cosa che voleva era tornare a casa di Hal ad aspettarlo. “Vi dispiacerebbe riportarmi a casa mia?”
    Nate fissò Casey per qualche secondo. “Sei sicuro?”
    Casey annuì. “Se Hal avesse voluto vedermi sarebbe qui invece che lavorare all’ampliamento della chiesa.”
    Casey si infilò le mani nelle tasche del giubbotto e si avviò verso il parcheggio.
    Passando davanti alla chiesa, Casey scorse il furgone di Hal sul retro. Una fitta di dolore lo colpì all’addome. Non sapeva se era l’ulcera che si infiammava di nuovo, o se era stato il vedere il furgone di Hal sapendo che di non poter correre da lui. Casey si premette una mano sullo stomaco, nascosto dall’oscurità del sedile posteriore.
    Nate fermò il SUV e si voltò per guardare Casey. “Sei sicuro che è qui che vuoi stare?”
    “Sì. Hal ha delle cose da sistemare da solo. Io gli sarei solo d’intralcio.” Ottenne in risposta da Nate un cenno d’assenso. Aprendo la porta d’ingresso, si voltò per salutare prima di entrare.
    Non appena oltrepassò la soglia, Casey si levò il giubbotto e andò in bagno. “Ti prego fa che non vomiti,” gemette quando il suo stomaco iniziò a contorcersi. Si sentì un po’ meglio dopo essere spruzzato un po’ di acqua fredda in faccia, così decise di farsi una doccia e andarsene a letto.


    Con due grosse tazze di cioccolata in mano, Hal si fece strada in mezzo alla folla che si dileguava. Quando non vide chi stava cercando, chiese al Sindaco Madison se aveva visto Casey.
    “Li ho visti andare via circa un’ora fa,” rispose Quade.
    Fermandosi giusto il tempo per gettare i due bicchieri pieni nell’immondizia, Hal si diresse a casa. Anche se doveva ancora far pace con il proprio passato, Hal sapeva con certezza che Casey era il suo futuro.
    La cosa importante ora era assicurarsi che Casey lo sapesse.
    Quando arrivò a casa, fu sorpreso di trovare la casa buia. “Casey? Tesoro?” Quando non giunse nessuna risposta, Hal diede un’occhiata veloce in tutte le stanze.
    Non trovando traccia di Casey, chiamò Nate.
    “Pronto.”
    “Ehi, sono Hal. Sono appena tornato a casa e Casey non è qui, per caso siete ancora fuori da qualche parte?”
    Ci fu una breve pausa prima che Nate rispondesse. “Casey ha voluto che lo riportassimo a casa sua. Ha detto che avevi delle cose che dovevi sistemare e che era meglio se stava a casa sua finché non le avessi sistemate.”
    “Oh.”
    “Mi dispiace, amico.”
    Si sentiva intorpidito. “Nessun problema, ha ragione. Devo rimanere concentrato e sistemare un paio di cosette. Grazie per essere stati con lui, stanotte.”
    “Non c’è di che.”
    “Ciao.” Hal riattaccò. Doveva ammettere con sé stesso che il comportamento di Casey lo aveva ferito. Era vero che aveva molte cose a cui pensare seriamente, ma credeva che Casey avesse capito che quelle cose non avevano più nulla a che fare con la loro relazione. Evidentemente, Casey la pensava diversamente.
    Afferrò una bottiglia di whisky dalla credenza, si versò un drink e si diresse in salotto.


    Casey non sapeva quanto avesse dormito prima di svegliarsi con un dolore persistente allo stomaco. Tirandosi su a sedere sul letto, si strofinò gli occhi e guardò l’orologio. Erano solo le undici perciò non era stato a letto per molto.
    Decise che magari un paio di antiacidi gli avrebbero calmato lo stomaco. Si alzò e si diresse in cucina. Prendendo il flacone dalla credenza, andò al lavello per prendere un bicchiere d’acqua. Guardò fuori dalla finestra e vide che le luci nell’ampliamento erano ancora accese poco prima di notare il fumo.
    “Dio, aiutami,” disse prendendo il telefono. Dopo una rapida chiamata ai pompieri, Casey corse fuori dalla porta verso Hal e l’edificio in fiamme, con addosso nient’altro che le mutande.
    Fu sorpreso di trovare la porta chiusa a chiave. Bussò diverse volte, chiamando Hal. Non ricevendo risposta, Casey cercò di guardare dalla finestra. Il fumo si faceva sempre più fitto di secondo in secondo, e non riusciva a vedere oltre un metro di distanza. Temendo che Hal fosse stato sorpreso dal fumo, cercò in fretta qualcosa nei dintorni per rompere la finestra.
    Ritornando con in mano una grossa pietra, Casey ruppe il vetro, urlando di nuovo il nome di Hal. Per via dell’intelaiatura delle finestre, sapeva che non sarebbe mai riuscito ad arrampicarsi all’interno. Allungando il braccio più che poteva, le sue dita sfiorarono la serratura. Prendendo un respiro per calmarsi, Casey tentò di nuovo, avvertendo una breve fitta quando le dita riuscirono a far scattare la serratura.
    Sentendo le sirene in lontananza, Casey aprì la finestra con una spinta e si sollevò all’interno.
    “Hal!” Casey cercò di coprirsi naso e bocca con il braccio. Avvertì il liquido appiccicoso del proprio sangue contro il viso e abbassò lo sguardo. C’era un grosso squarcio sul suo braccio e a vederlo gli vennero le vertigini. Detestava la vista del sangue.
    Scrollandosi di dosso le vertigini, si tolse i boxer e li premette contro la ferita mentre perlustrava la stanza. Non trovando Hal nella sala principale, corse in fretta nel bagno. Era grato di vedere che il fuoco era per lo più fumo che altro. Proprio mentre usciva dalla toilette delle donne, la porta principale fu scardinata con un calcio.
    Casey alzò lo sguardo sul pompiere, con tanto di maschera d’ossigeno. “Non riesco a trovare Hal,” gridò, pochi secondi prima di perdere conoscenza.



    Capitolo0_7



    Lo squillo del telefono fece uscire lentamente Hal dal suo sonno profondo. Si passò una mano sul viso e realizzò di essere ancora sul divano. Il suo secondo pensiero fu che una telefonata nel cuore della notte non era mai una buona cosa.
    Arrancando in cerca del telefono, Hal riuscì a raggiungerlo prima che si attivasse la segreteria. “Pronto?”
    “Hal sono Ryan. Ho appena ricevuto una chiamata. Mi hanno comunicato di un incendio alla chiesa.”
    “Cazzo,” Hal fece scorrere una mano sulla mascella sbarbata. “Solo la chiesa, giusto? Non casa di Casey?”
    “No, sembra che riguardi anche l’ampliamento dell’edificio. È stato Casey a chiamare. Sto andando lì proprio adesso.”
    “Ti raggiungo,” disse Hal e riattaccò.
    Corse svelto in cucina e si infilò gli stivali e il cappotto prima di precipitarsi fuori dalla porta. Mentre usciva dal vialetto, provò a chiamare casa di Casey. Sapeva che non lo avrebbe rintracciato, ma doveva provare.
    Più si avvicinava all’edificio, più un senso d’urgenza lo schiacciava. Incendio? Come aveva fatto la struttura… “Oh, cazzo,” disse Hal. Gli venne in mente l’immagine improvvisa della macchinetta del caffè e la piccola scintilla di prima. Aveva inavvertitamente incendiato la chiesa di Casey lasciandola accesa, o era un cortocircuito, il colpevole? Nessuna opzione andava bene, né era pronto a quello che vide davanti a sé. Non solo c’era un camion dei pompieri davanti alla chiesa, ma anche un’ambulanza.
    In un battito di ciglia Hal fu fuori dal pick-up e corse verso l’ambulanza. Ti prego, fa che non ci sia Casey dentro, pensava, mentre zigzagava in mezzo alla compatta folla di spettatori. Raggiunse l’ambulanza proprio mentre due paramedici sollevavano una barella sul retro. “Casey,” urlò, spingendosi davanti ai pompieri.
    “Hal,” sentì la risposta attutita. Guardando oltre la spalla del paramedico riuscì a vedere Casey, bianco come un lenzuolo, con una mascherina per l’ossigeno sul viso. Sembrava così piccolo sulla lettiga che quasi Hal crollò in ginocchio. Cominciò ad arrampicarsi, ma Zac, il nuovo paramedico della città, lo fermò.
    “Mi dispiace, Hal, ma dovrai seguirci in clinica.”
    Lottando con sé stesso tra il discutere con il paramedico e lasciarli andare alla clinica, Hal annuì. Guardando Casey, sollevò la mano. “Sarò lì prima di te, tesoro.”
    Senza dare una seconda occhiata all’edificio alle sue spalle, Hal corse al suo veicolo. Stava aspettando l’ambulanza quando il mezzo entrò dall’ingresso d’emergenza sul retro della clinica.
    Hal attraversò le porte automatiche e riconobbe il dottor Sam Browning. Non conosceva bene Sam ma lo aveva incontrato in diverse occasioni. Conosceva tutti e tre i medici che esercitavano nella clinica, sperava solo che Sam fosse il migliore.
    Appena Casey venne spinto nella stanza ben illuminata, Hal lo vide sussultare. Prese posto al suo fianco. Prendendo la mano del suo amore, notò per la prima volta il sangue che bagnava il bendaggio. “Cos’è successo?” chiese Hal a Zac.
    “Si è tagliato cercando di sbloccare la finestra per entrare nella struttura,” disse Zac, dopo aver messo Sam al corrente dei parametri vitali di Casey.
    Sam guardò Hal. “Devo portarlo in sala operatoria e fermare l’emorragia. Aspetta qui fuori e ti farò sapere.”
    La barella che portava Casey sparì dietro una porta a farfalla, e Hal si voltò verso Zac. “Starà bene?”
    “Probabilmente,” disse Zac, togliendosi i guanti in lattice e gettandoli nella spazzatura alla postazione delle infermiere. “Era dentro che ti cercava quando è arrivato sul posto il camion dei pompieri.”
    “Cercava me?” domandò Hal, passandosi le dita tra i capelli.
    “Sembra che abbia visto le luci accese e che abbia pensato che tu fossi ancora dentro.”
    “Ha rischiato la sua vita perché pensava che fossi in pericolo?” chiese Hal, più a sé stesso che a Zac. Non riusciva a capire. Hal imprecò tra i denti. Era tutta colpa sua se Casey si trovava in quella stanza. In primis, per qualsiasi maledetta cosa che aveva fatto per far andare l’edificio in fiamme, e poi per aver avuto tanta fretta di cercare Casey al parco da lasciare le luci accese.
    Bisognoso d’aria, Hal si fece strada verso l’ingresso solo per venire fermato quando Rio, Ryan e Nate si spinsero oltre le porte scorrevoli.
    “Come sta?” chiese Ryan.
    “Non lo so. L’hanno portato dentro e poi subito in una delle sale visite. Ma il braccio gli sanguinava di brutto.” Si strofinò i palmi delle mani sugli occhi.
    La mano di Ryan si piazzò sulla spalla di Hal per confortarlo. Nate non si fermò lì, ma anzi avvolse le braccia intorno alla vita di Hal. “Mi dispiace tantissimo.”
    Dando alla spalla di Hal una lieve stretta, Ryan lo lasciò. “Il danno reale all’ampliamento della struttura è minimo. Non lo sapranno per certo finché non avranno qualche ora in più per esaminare la situazione, ma sembra che la causa sia un cortocircuito. La macchinetta del caffè era accesa.”
    “Merda,” disse Hal e chiuse gli occhi. Poteva esserci una freccia più grossa che puntasse verso colui di cui era la colpa di tutto questo?
    Hal era distratto quando Sam entrò nella sala d’attesa. “Come sta?”
    “Starà bene. Casey ha perso una grossa quantità di sangue, ma la pressione va bene e gli abbiamo messo dei punti. Vorrei trattenerlo per stanotte, ma insiste per essere dimesso.” Sam ridacchiò e scosse la testa. Già, Hal poteva solo immaginare il suo ometto che scendeva in campo contro il dottore.
    “Quindi posso portarlo a casa?” domandò Hal, sfregandosi le mani sui jeans.
    “Dagli qualche minuto in più d’ossigeno. Ha inalato un po’ di fumo ma niente di dannoso. Avrà anche bisogno di alcuni vestiti.”
    “Eh?”
    Sam arrossì, “Sembra che indossasse solo dei boxer quando è entrato nella chiesa. Dopo essersi visto il braccio, Casey ha fatto la cosa giusta, e ha usato ciò che aveva per metterlo sulla ferita.”
    Nonostante il fatto che Casey fosse salvo, l’idea di una manciata di persone che vedevano il suo uomo nudo non gli stava bene. “Lo porterò a casa in una vestaglia dell’ospedale. Mettila sul mio conto se devi.”


    Hal lasciò l’ospedale con un Casey molto intorpidito avvolto in una vestaglia dell’ospedale e in una coperta. Grazie a una piccola allacciatura creativa, Casey riuscì a mettergli la cintura di sicurezza in modo che potesse stendersi sul sedile accanto al proprio.
    Con la testa di Casey in grembo, Hal si allontanò dalla clinica. “La chiesa?” chiese Casey, la voce ancora un po’ stridula.
    “Non l’ho vista, ma Ryan mi ha assicurato che il danno non è niente che non si possa riparare.” Hal infilò le dita tra i capelli di Casey. Era felice che non fosse accaduto nulla di più serio. “Mi dispiace, tesoro.”
    Casey girò la testa e baciò la mano di Hal. “Avevo così paura che fossi in quell’edificio. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era arrivare da te.”
    “Quando ho capito che ero stato un asino, ho deciso di farti una sorpresa al parco con della cioccolata calda. Eri l’unica cosa nella mia mente e come un coglione completo ho lasciato le luci e la caffettiera accese.” Hal sospirò. “Pagherò i danni e ti farò le riparazioni gratis.” Voleva chiedere a Casey di perdonarlo, ma Hal sapeva di non meritarlo.
    “Ehi,” disse Casey, sollevando lo sguardo su di lui. “Quando ho visto il fumo? Non ho pensato due volte all’edifico. Era per te che ero preoccupato. Lo sono ancora.”
    Hal provava a guardare la strada, ma i suoi occhi continuavano ad abbassarsi sul viso di Casey. “Ti amo.”
    “Bene, perché mi vedrai un sacco nei prossimi dieci giorni.”
    “Spero per un po’ di più di dieci giorni, tesoro,” disse Hal con un gran sorriso.
    “Oh, non ti sbarazzerai di me. Volevo dire che lavorerò fianco a fianco con te di giorno, e ti dormirò vicino la notte.” Casey gli diede un’occhiata orgogliosa, e Hal scosse la testa. Prima che potesse protestare, Casey continuò. “È più stressante per me sedermi a casa tua e preoccuparmi che la struttura sia pronta in tempo. Almeno, questa volta, farò qualcosa a riguardo. Non sarò l’aiutante con più esperienza con cui tu abbia mai lavorato, ma sono il più carino.”
    “Tu credi?” chiese Hal. Provò a mantenere il viso serio ma fallì miseramente. “Charlie Brooks è un uomo maledettamente bello.”
    “Smettila subito, signor Kuckleman, prima che tu faccia il passo più lungo della gamba.” Casey pizzicò la gamba di Hal.
    “È un bene che io preferisca i biondi.” Hal entrò nel garage e spense l’accensione. “E il tuo braccio?”
    Casey si slacciò la cintura e si tirò su a sedere. Muovendo il braccio su e giù qualche volta, Casey annuì. “Immagino che sia abbastanza positivo per me essere eccitato, funziona abbastanza per fare bene il suo lavoro.”
    Hal guardò lo splendido uomo vicino a lui. Dopo tutto quello che aveva fatto, Casey lo voleva ancora. “Sul serio, sei eccitato?”
    “Sempre,” disse Casey. Si chinò e fece scorrere la lingua sulle labbra di Hal. “Magari mi fa male il braccio, ma il culo sta bene.”
    Il membro di Hal saltò sull’attenti a quell’immagine. “Merda, lascia che ti porti dentro. Abbiamo solo un paio d’ore prima di dover andare al lavoro, e ho in mente di scoparti parecchie volte.”


    La sensazione di venire teso e riempito era pura beatitudine, pensava Casey mentre giaceva sotto Hal. Riusciva a vedere lo sforzo di concentrazione di Hal per andare piano e Casey scosse la testa. “Prendimi, non mi fa male. Ma potrebbe tra qualche ora quando passerà l’effetto dell’antidolorifico. Meglio approfittarne mentre possiamo.”
    Il sopracciglio di Hal si arcuò e lui scivolò fuori dal corpo di Casey prima di penetrarlo di nuovo con forza. “Oh, sì, così,” gemette Casey, cercando di sollevare il sedere dal letto, la stanchezza precedente svanita nell’istante in cui avevano colpito le lenzuola.
    Casey chiuse brevemente gli occhi quando l’uccello spesso di Hal sfregò la sua ghiandola prostatica. Sforzandosi di aprirli, e fissò gli occhi di Hal. Riusciva a vedere la passione insieme all’amore nelle loro profondità blu. Casey si sentiva come se Hal scavasse nella sua anima, provando a scoprire le risposte di cui aveva così disperatamente bisogno.
    Nonostante il ritmo punitivo che Hal aveva stabilito, Casey riuscì a sollevare una mano sul viso dell’uomo più robusto. La mise a coppa sulla guancia di Hal prima di spostargliela sulla nuca. Tirandolo giù per un bacio, Casey mosse la lingua contro quella di Hal. Inviò una preghiera silenziosa perché aiutasse l’uomo che amava a guarire.
    Interrompendo il bacio, Casey chiuse gli occhi e sussurrò, “Ti amo.”
    Con un grugnito, il corpo di Hal iniziò a tremare mentre si svuotava del suo seme nel preservativo. Casey si avvolse le dita intorno al membro davanti alla bellissima vista sopra di lui. Il completo appagamento sul viso di Hal aiutò a spingere Casey al limite, lo sperma che irrompeva dal suo membro, tingendogli lo stomaco e il petto. Ancora prima di poter uscire dall’orgasmo, Hal gli stava leccando lo stomaco.
    L’immagine di Hal che leccava avidamente aveva fatto ringraziare a Casey la medicina moderna. Hal era rimasto terrorizzato quando Casey gli aveva allungato i risultati degli esami del sangue. Adesso se solo avessero potuto avere la relazione medica… Sam aveva promesso che sarebbe stata pronta il giorno dopo, e a Casey venne l’acquolina in bocca al pensiero di poter finalmente assaporare per davvero il suo uomo.
    “Sei così sexy,” mormorò Hal, leccando intorno ai capezzoli duri come sassolini di Casey.
    Con uno sbadiglio improvviso, Casey si dimenò. “Scusa, penso che la giornata ci sia andata giù duro con me.”
    Hal si scostò per poggiare la testa sul cuscino vicino a quello di Casey. “Perché non provi a dormire qualche ora?”
    “E tu?” chiese Casey, rannicchiandosi contro Hal.
    “No di certo, potrei essere fortunato e appisolarmi, ma ho ancora un sacco di cose per la testa.”
    Baciando la guancia di Hal, Casey sospirò. Odiava non essere capace di aiutare Hal nella sua ricerca, ma aveva già detto tutto ciò che doveva, il resto spettava a lui. Il meglio che Casey potesse fare era stare al suo fianco in caso fosse caduto.



    Capitolo1_7



    Tenendo un grande thermos di caffè tra le gambe, Casey se ne stava seduto sul lato passeggero mentre Hal guidava verso la chiesa. Era un po’ preoccupato all’idea di ciò che li aspettava lì. Hal alla fine, si era addormentato verso le ore piccole del mattino ed entrambi non avevano sentito suonare la sveglia.
    Ora erano quasi le otto del mattino e Hal stava guidando un po’ troppo velocemente sulle strade invernali. “Arrivare là con cinque minuti di anticipo non ci servirà un granché se abbiamo un incidente per la strada.” commentò Casey.
    “Eh?” chiese Hal.
    Casey indicò il tachimetro. “Oh,” rispose Hal, diminuendo la pressione sull’acceleratore. “Scusa, stavo pensando a tutte le cose che dovrò fare.”
    “Credevo non avessi ancora visto i danni.”
    “Infatti, ma sono sicuro che bisognerà rifare il cartongesso. Ho già chiamato un elettricista stamattina. Ancora non so cosa sia andato storto, ma sono abbastanza uomo da ammettere che serva un esperto del settore per capire dove ho combinato il casino.”
    “Non dire così,” lo ammonì Casey. Sapeva che Hal si sentiva in colpa, ma erano entrambi vivi e l’ampliamento non era altro che una stanza. Guardando fuori dal finestrino, Casey cercò di bilanciare mentalmente il suo libro spese personali. Sapeva che Hal si era offerto di pagare le riparazioni, ma se dovevano essere partner, voleva che condividessero tutto. Casey pensò di avere abbastanza risparmi da ammortizzare il colpo, soprattutto visto che avrebbe trascorso molto tempo a casa di Hal. Poteva abbassare il riscaldamento di casa sua quel che bastava a non far congelare le tubature e allo stesso tempo risparmiare una fortuna sulla bolletta.
    Mentre si avvicinavano alla chiesa, Casey allungò la mano e la posò sulla gamba di Hal. Non era sicuro di cosa lo rendesse più nervoso, vedere lui stesso i danni o che Hal li vedesse. Quando la chiesa apparve, la vista dell’edificio lo fece saltare su dalla sorpresa. “Che cosa sta succedendo?” Chiese, volandosi per guardare Hal.
    “Non lo so,” rispose Hal, parcheggiando il furgone.
    Casey si guardò attorno, confuso. Dovevano esserci circa dieci furgoni nel parcheggio insieme ad un paio di SUV. Riconobbe subito la macchina di Nate e molti altri veicoli.
    Scese dal furgone e aspettò Hal.
    Camminando mano nella mano, si fecero strada fino all’ingresso. La prima cosa che notò fu una porta nuova e gli infissi già montati.
    Dei flash del Capo pompiere Manning che abbatteva la porta gli fecero scuotere la testa. “Quando hanno avuto tempo di fare una cosa simile?”
    Hal scrollò le spalle. “Io non ne sapevo niente.” Aprendo la porta con una spinta, i due entrarono. La stanza era piena di vita con tanti lavoratori, ognuno dedicato ad un compito diverso.
    “Eccovi qua, voi due,” li salutò Nate, avvicinandosi e mettendosi al fianco di Casey. “Come stai?”
    “Okay,” biascicò Casey. Scosse il capo con forza prima di ricambiare lo sguardo di Nate.
    “Che succede?”
    Nate si grattò lo zigomo e sorrise sornione, guardandosi attorno. “Beh, Ryan, Rio e io abbiamo parlato un po’ dopo che hai lasciato la clinica e abbiamo deciso che era ora che la città facesse qualcosina di più. Abbiamo fatto un paio di telefonate e questo è il risultato.” Nate allargò le braccia e Casey lasciò vagare lo sguardo per la stanza.
    Notò che la maggior parte degli uomini a lavoro, ma non tutti, erano membri della sua congregazione. Un sorriso si fece strada lentamente sul suo volto, appena la scintilla che stava per morire dentro di lui riprese a bruciare. Casey alzò lo sguardo su Hal. “Ecco su cosa si basa una congregazione, si riunisce nei momenti del bisogno per portare a termine un compito quasi impossibile.” Casey si sentiva pieno di energie.
    Senza riflettere, batté le mani una volta. Il pungente dolore al braccio gli ricordò in fretta che per quanto lo spirito fosse forte, il corpo era in condizioni penose. Lo sguardo colmo di preoccupazione sul volto di Hal, mentre l’uomo allungava un braccio verso di lui, lenì all’istante il dolore di Casey.
    “Sto bene,” lo rassicurò Casey.
    Hal gli diede un rapido bacio sulla tempia. “Perché non ci fai da supervisore fino a che non starai abbastanza bene sa usare entrambe le mani?”
    “Supervisore, che figata,” sorrise Casey. Si guardò attorno di nuovo cercando di capire che cosa fosse stato ancora da completare già da prima e cosa invece era stato danneggiato dopo. “Come siamo messi, Nate?”
    “Beh, abbiamo dovuto strappare via gran parte dei pannelli di rivestimento sul lato est. Collin sta giusto ora dando un’occhiata ai cavi elettrici per capire se è stata la caffettiera o un problema di fili scoperti.” Nate fece una smorfia e si voltò verso Hal. “Scusami.”
    Hal fece un gesto di noncuranza con la mano. “L’ho chiamato io Collin, prima, per chiedergli di darci una controllata.”
    “Beh, finora non penso abbia trovato nulla, perciò meglio così.” Nate indicò una pila di cartongesso fradicio e a pezzi. “Ezra ha chiesto a uno dei suoi cowboy di portare un rimorchio da bestiame per ripulire quel casino. Diciamo che siamo stati fortunati che tu non avessi ancora messo la pavimentazione. I ragazzi hanno dovuto sostituire un paio dei pannelli portanti vicini al quadro elettrico, ma a parte quello e il cartongesso, è più che altro una questione estetica. Penso che dovremmo finire molto prima della vigilia di Natale. Ovviamente molte di queste persone dovranno tornare ai loro lavori abituali domani, ma mi hanno promesso un paio d’ore ogni sera.”
    Fu allora che Casey si ricordò che era domenica. “La messa è tra un’ora e mezza. So che probabilmente avrete già trovato qualcuno che mi sostituisca, ma mi farebbe piacere dire un paio di parole e qualche preghiera.” Casey notò il modo in cui Hal voltò la testa per guardare gli operai.
    “Io vado a mettermi al lavoro,” disse Hal, stringendo brevemente la mano di Casey prima di allontanarsi.
    Dopo aver trascorso un’ora a saldare con nastro adesivo e a smerigliare, Hal si accorse che gli uomini iniziavano a dirigersi verso il bagno, uno dopo l’altro prima di sparire attraverso la porta della chiesa. Lanciò un’occhiata a Ezra James.
    “Tu non vai a messa?”
    Ezra fece di no con la testa. “Nah, gli altri possono pure andare. Io sento la presenza di Dio anche in questo lato dell’edificio. Tu invece?” Gli chiese con un sorriso sornione.
    Visto che tutti in città sapevano come la pensava Hal sulla religione, si limitò a sorridere anche lui in risposta e a scuotere la testa. “Se andassi in chiesa sarebbe solo per mangiarmi con gli occhi i Reverendo Sharp. No, penso di essere più al sicuro qui dove sto.”
    Ezra sembrò studiare Hal per un paio di secondi prima di rimettersi a lavorare. Hal fece scorrere la mano sopra un punto che aveva appena carteggiato, testandone l’uniformità.
    “Pensi che riusciremo a finire tutto in tempo?” Chiese Hal.
    “Non ha molta importanza, ma sì, penso di sì.”
    “Cosa vuoi dire con ‘non ha importanza’? Perché siete qui di domenica se non ha importanza?” Hal rimise giù lo smeriglio e si ripulì le mani con lo straccio che si era infilato in vita nei jeans.
    “Perché tutto questo processo non ha a che fare con la stanza. Possiamo usarla per fare la festa della vigilia indipendentemente dal fatto che sia terminata o no. Si tratta di guarire la comunità, e per come la vedo io, tu ci hai già messi sulla buona strada per il perdono.”
    Hal rimase scioccato da quell’affermazione. “Io? Io non ho fatto nulla a parte rischiare di dare fuoco a questo cavolo di posto.”
    “Ti sbagli,” la voce già profonda di Ezra si abbassò di un’ulteriore tonalità. “Nonostante quello che c’è o non c’è tra te e Dio, hai riunito la congregazione di questa parrocchia per darci una bella svegliata. Ammetto che non conosco il Reverendo tanto quanto dovrei, a questo punto, ma tu ci hai fatto capire che non possiamo ritenere lui o la chiesa responsabili per quello che ha fatto qualcun altro che ricopriva questa carica. Con una bella rimbeccata ci hai dato la spinta che ci serviva. Mi hai fatto vergognare da morire del mio comportamento.” Ezra ricominciò a smerigliare. “Ecco cosa hai fatto, e ti ringrazio.”
    Ezra non disse altro. A dirla tutta, Hal non riusciva a ricordarsi di aver mai sentito l’omone pronunciare tante parole messe insieme in tutti gli anni in cui lo aveva conosciuto. Quando gli inni iniziarono nella stanza accanto, Hal avvertì le parole filtrare attraverso la sua mente. Immagini di lui e sua madre fianco a fianco che cantavano quelle stesse canzoni gli fecero salire le lacrime agli occhi.
    “Scusami, Ezra, faccio un salto al negozio di ferramenta per prendere la vernice che ho ordinato.” Hal se ne andò senza guardare Ezra o aspettare una risposta. Aveva solo un disperato bisogno di allontanarsi da quelle maledette canzoni. Dopo essersi chiuso alle spalle lo sportello del furgone, le canzoni continuarono a risuonargli nella testa. Si rese conto che erano i ricordi che lo facevano fuggire, e non le canzoni in sé.
    Appoggiando la testa contro il volante, Hal lasciò scorrere un paio di lacrime lungo le guance prima di asciugarle in fretta. Ezra aveva ragione. Non puoi incolpare qualcuno per l’errore fatto da qualcun altro. Sapeva che gli adulti nella sua vita avevano sbagliato a mettere una simile pressione su un bambino di otto anni.
    Hal sapeva che, fino a che non fosse venuto a patti con chi doveva incolpare per la morte di sua madre, non avrebbe mai avuto pace. Era sua madre che avrebbe dovuto essere meno ingenua, o era colpa del Reverendo Marshall? Erano quelli che gli avevano fatto credere di aver fallito che dovevano portare il peso della colpa, no?
    Più Hal rimaneva seduto lì, più si ritrovava confuso. Sua madre era giovane. Lui avrebbe potuto fare di meglio come genitore all’età di diciannove anni? Sì, forse avrebbe potuto.
    Per lo meno sarebbe andato da un cavolo di dottore se avesse saputo di essere malato. Sicuro come l’oro, non avrebbe corso un rischio simile sapendo che suo figlio sarebbe rimasto tutto solo in caso gli fosse accaduto qualcosa.
    Il dolore al petto gli sembrava così reale che Hal se lo strinse con la mano. Il primo pensiero che gli passò per la mente fu un attacco di cuore, ma poi, all’improvviso, tutto gli divenne chiaro. Era arrabbiato con sua madre per essere morta. Lei avrebbe dovuto amarlo abbastanza da prendersi cura di sé in modo migliore.
    Accendendo il furgone, Hal capì di cos’è che aveva bisogno. Sapendo che Casey si sarebbe preoccupato, prese il telefono e chiamò Gill.
    “Pronto?”
    “Ehi, ho bisogno che tu mi faccia un favore.”
    “Tutto quello che vuoi, stavo giusto per fare un salto lì con delle ciambelle da parte di Kyle.”
    Hal sorrise al modo in cui Gill pronunciava il nome di Kyle, in modo così dolce e sognante. “Devo andare a trovare Ada, la donna che mi ha cresciuto. Dì a Casey che sarò a casa appena potrò e di non preoccuparsi.”
    “Diavolo, amico, persino io sono preoccupato, perciò puoi scommetterci che lo sarà anche Casey. Cosa è successo che ora hai bisogno di andare a trovare quella donna?”
    “Ho bisogno di sapere cosa ha ucciso mia madre.”
    Hal si accorse di aver guidato troppo in fretta quando arrivò davanti a casa di Ada e Dave in meno di due ore. Seduto di fronte alla casetta bianca, ripensò alla propria vita dopo che era andato a vivere lì. Era stato così amareggiato e chiuso in sé stesso, che non aveva nemmeno dato ad Ada e Dave la possibilità di avvicinarsi a lui. Era stato consumato dalla rabbia e dalla colpa. Col senno di poi, capì che probabilmente avrebbero dovuto fargli avere un aiuto professionale, ma Ada era una casalinga e Dave un meccanico. Non avevano soldi per cose simili. In piedi di fronte al piccolo portico, Hal dovette alzare la mano diverse volte prima di raccogliere il coraggio per bussare. Nel giro di pochi secondi, la porta si spalancò e una donna rotondetta con i capelli grigi gli si piazzò davanti. “Halden?” chiese Ada, sorpresa di vederlo.
    “Ciao. Ti dispiace se entro?”
    “Oh, scusami, sì, ti prego entra.” Ada si fece indietro e Hal entrò. La casetta era rimasta uguale a com’era sempre stata. Aveva trentotto anni, e fu sorpreso di scoprire che era una sensazione confortante. “La casa ha un aspetto meraviglioso, Ada.”
    La sua madre adottiva guardò il soggiorno. “Ha l’aspetto di sempre.”
    “Sì, infatti,” disse Hal con nostalgia.
    Ada arrossì e fece un gesto verso la cucina. “Vieni pure, ti offro una tazza di caffè e mi potrai dire a cosa devo questa visita inaspettata.”
    Guardando la donna anziana uscire dalla stanza, Hal sospirò. Non era stato per niente carino con loro. Avevano accolto in casa l’oro un estraneo trent’anni fa e avevano fatto del loro meglio per essere dei genitori per lui. Peccato che all’epoca lui fosse troppo ferito per rendersene conto.
    Seduto a quel vecchio tavolo pieno di graffi, Hal studiò Ada mentre preparava una brocca di caffè appena fatto.
    “Mi dispiace,” disse lui. Non sapeva che lo avrebbe detto ad alta voce, ma si sentì meglio dopo averlo fatto.
    Ada si voltò e si pulì le mani su uno strofinaccio. Si avvicinò e gli si sedette di fronte. “Perché cosa, caro?”
    “Per tutto. Il ragazzo che ero mentre crescevo, l’uomo che sono stato fino ad ora.” Hal deglutì per cacciare il nodo che aveva in gola prima di continuare. “Ho incontrato un uomo.”
    “Oh?” chiese Ada. Hal sapeva che Ada e Dave avevano sempre sospettato che fosse gay, ma non avevano mai avuto quel tipo di relazione in cui si parla di certe cose. “È per questo che sei qui?”
    “Sì e no. Sto cercando di fare chiarezza su alcune cose del mio passato.”
    La macchinetta del caffè fece un bip e Ada si alzò per versare due tazze. Mise quella di Hal davanti a lui e poi si sedette. “Prima parlami un po’ del tuo ragazzo.”
    Hal prese un respiro profondo. “È divertente, incredibilmente leale, carino,” Hal fece spallucce, “ed è il reverendo alla Chiesa pubblica di Cattle Valley.”
    “Oh cielo!” Esclamò Ada, portandosi una mano sul suo ampio seno. “È lui la ragione per cui stai cercando di fare chiarezza?”
    “Per la maggior parte. Io lo amo, beh, amo l’uomo in sé, ma ho dei problemi con la sua professione.” Hal si fermò per prendere un sorso di caffè. “Tu per caso sai di cosa è morta mia madre?”
    Ada parve scioccata. “Vuol dire che non lo sai?”
    Hal scosse la testa. “Il Reverendo Marshall e gli altri membri della congregazione mi hanno detto che era morta perché non avevo pregato a sufficienza.”
    Ada emise un suono strozzato e si coprì la bocca. “Oh mio Dio,” disse infine. “Non ne avevo idea. Quando i Reverendo Marshall ci ha chiamato per chiederci se potevamo accoglierti, ci ha detto solo che eri un ragazzino depresso e scostante, e che ci avresti dato un gran da fare. Dave ed io non potevamo avere figli, così abbiamo pensato che Dio ti avesse portato da noi tramite il Reverendo Marshall. Non avevo idea che un uomo di Dio potesse trattare un ragazzino in un modo simile.”
    Sentendo una lacrima che gli scivolava lungo la guancia, Hal la asciugò in fretta e si schiarì la gola. Ada e Dave lo avevano voluto, nonostante quello che Marshall aveva detto loro. Hal aveva trascorso dieci anni sotto il loro tetto e non aveva mai ricambiato il loro amore.
    Guardando Ada negli occhi ora, Hal non aveva dubbio che nonostante il modo in cui li aveva trattati, almeno lei aveva imparato ad amarlo. All’improvviso non aveva più importanza, niente di tutto ciò.
    Casey aveva ragione. Non era con Dio che era arrabbiato, ma piuttosto con sua madre e con la sua gente. “Dimmi una cosa soltanto. Mia madre sarebbe sopravvissuta se fosse andata a farsi curare da un medico invece che usare le preghiere per guarirsi?”
    Ada fece un lungo sospiro e fissò il liquido scuro del caffè. “Forse un po’ più a lungo, ma sarebbe morta in ogni caso. Aveva la leucemia mieloide acuta.”
    Non sapeva se la cosa lo facesse sentire meglio o peggio, ma gli disse che la sua capacità di pregare non centrava nulla.
    “Ti andrebbe di restare per cena?”
    Hal lanciò un’occhiata all’orologio sopra il forno. Era solo l’una del pomeriggio. Sapeva che di domenica cenavano alle cinque. “Oggi non posso, ma mi piacerebbe portare qui Casey per farvelo conoscere, magari in queste due settimane. Ah, sempre se tu pensi che Dave sarebbe d’accordo.”
    “Che cosa fate per la cena di Natale?” Chiese lei con un sorriso luminoso in volto.
    “Beh, Casey deve officiare la messa la mattina e dopo non abbiamo piani. Vi andrebbe di venire a sentire il suo sermone? Potreste venire a casa nostra dopo e potremmo cenare tutti insieme. Magari potreste organizzarvi per rimanere tutto il fine settimana. So che vi avrei dovuto invitare prima.” Hal seppellì il volto tra le sue mani. “Sono stato incasinato per così tanto tempo.” Guardò Ada. “Per favore, datemi un’altra possibilità.”
    Ada si tamponò le lacrime agli occhi e fece scivolare la sedia indietro. Facendo il giro della tavola, fece alzare Hal e lo strinse in un abbraccio. “Ne dovrò parlare con Dave, naturalmente, ma mi piacerebbe tantissimo sentire il sermone del tuo ragazzo la mattina di Natale.”
    Tirando su con il naso, Hal annuì. “Casey sarà felicissimo di avervi lì, e anche io.”
    Ada alzò lo sguardo verso di lui. “Vuoi dire che ci sarai anche tu?”
    “Sì, ma devo fare una visita prima di tornare a casa. C’è qualcun altro a cui devo delle scuse.”
    Quando Hal mise la macchina in garage erano ormai le nove di sera. Dopo aver telefonato a Casey, aveva deciso di rimanere a cena da Ada e Dave, dopotutto. Mentre scendeva dal furgone, la porta della cucina si aprì e la apparve la silhouette perfetta di Casey. Con il chiarore della luce alle sue spalle, sembrava quasi risplendere.
    “Stai bene?” gli chiese Casey, aprendo le braccia per accoglierlo.
    Hal non se lo fece ripetere due volte. “In questo momento mi sento meglio di quanto mi sia mai sentito in tutta la mia vita.” Sorprese Casey sollevandolo tra le braccia e portandolo in braccio fino alla camera da letto.
    Una volta che furono nudi e sotto le coperte, Hal si mise a cavalcioni sopra Casey. “Ti voglio.”
    Chinandosi in avanti, Hal aprì il cassetto del comodino. Invece della scatola di preservativi che si aspettava di trovare, ci trovò una busta vicino alla bottiglia di lubrificante. Hal fissò la busta prima di voltarsi verso Casey.
    “Sam me la ha portata in chiesa oggi mentre tornava a casa dalla clinica,” Casey fece l’occhiolino. “Credo che sapesse che avremmo voluto la notizia il prima possibile.”
    Hal guardò il retro della busta. “Non l’hai aperta?”
    “No,” rispose Casey, con un lieve cenno del capo. “Non stava a me aprirla.”
    Hal sorrise. Amava il suo uomo sempre di più ogni minuto che passavano insieme. Non gli avrebbe dato fastidio se Casey la avesse aperta, ma era bello sapere che rispettava la sua privacy abbastanza da resistere alla tentazione.
    “Ma se non ti sbrighi ad aprirla, te la strappo dalle mani,” lo stuzzicò Casey.
    Strappando il bordo della busta, Hal lesse il foglio all’interno. “Diamine, risparmieremo una fortuna in profilattici.” Sorrise sornione a Casey.
    Casey alzò le sopracciglia in segno di domanda. Versandosi il lubrificante sulle dita, Hal accarezzò la fessura stretta di Casey. “Mi sono sempre chiesto cosa si provasse a fare l’amore senza barriere. Non posso più aspettare. Voglio sentire il mio cazzo nudo impalato dentro di te.”
    Casey sospirò e alzò gli occhi al cielo. “Se proprio devi,” disse in maniera drammatica, rovinando l’effetto con un forte gemito quando Hal lo penetrò con un dito. Dopo averlo preparato velocemente, Hal usò il lubrificante rimasto sulla sua mano per rendere scivoloso il proprio uccello. Posizionando la cappella spoglia contro l’orifizio di Casey, guardò egli occhi il suo amante. “Ti amo,” disse, spingendo lentamente la propria lunghezza dentro il canale stretto di Casey.
    “Oh merda,” grugnì Hal. Il suo cazzo era stato creato per essere dentro al corpo di Casey. Il piacere era amplificato senza la barriera del preservativo che lo avvolgeva. Era molto più bello di quanto avesse mai immaginato. Era contento che non gli fosse mai sfuggito di mente di non scoparsi uno dei suoi altri amanti senza protezione. Tutto questo era…
    “Oh Cristo,” gemette iniziando a pistonare dentro e fuori dal meraviglioso buco di Casey. Era più di quanto avesse mai sperato.
    Usando la mano del braccio non ferito, Casey iniziò ad accarezzarsi il membro. “È così bello… più forte,” ansimò, dimenando la testa a destra e a sinistra.
    Hal, che non lo deludeva mai, aumentò la velocità, sbattendo i fianchi contro il culo di Casey, il suono delle sue palle che schiaffeggiavano la carne risuonava ad ogni spinta in avanti.
    “Ci sono quasi,” disse Casey in avvertimento.
    “Dipingimi,” disse Hal tenendo lo sguardo fisso sull’uccello di Casey. Il primo schizzo fece aumentare la tensione dello scroto di Hal. Al terzo getto di sperma lattiginoso, Hal non poté resistere oltre ed emise un forte ruggito che riecheggiò per la stanza mentre si svuotava del proprio seme nelle profondità dell’uomo che amava.
    Non volendo separarsi da Casey, Hal si accasciò in avanti, ma si bloccò con gli avambracci prima di schiacciare il suo piccolo uomo. Ancora in semi erezione, si godette la sensazione del canale di Casey reso scivoloso dal suo seme.
    Trovando la bocca di Casey, Hal lo baciò, spingendo la lingua fino in profondità. “La prossima volta voglio che sia tu dentro di me.”
    Casey strabuzzò gli occhi nella penombra della camera da letto. “Che cosa? Io non ho mai…”
    “Nemmeno io, ma lo voglio fare con te.” Hal fece scorrere le mani sul petto di Casey, pizzicando e strattonando i piccoli dischi eretti. “Toccami,” gemette Hal.
    Allungano una mano verso il basso, Casey fece scorrere le punte delle dita lungo la fessura del culo di Hal. Quando passò sopra e poi attorno al suo orifizio, Hal gemette. Oh sì, lo voleva eccome. Non aveva mai immaginato di permettere a qualcuno di fargli una cosa simile, e il fatto che questa volta, con quest’uomo, avesse avuto lui l’idea, rendeva tutto più bello.
    Hal guardò l’orologio e sorrise sornione. Avevano un sacco di tempo prima che arrivasse mattina.



    Capitolo2_6



    Andando al lavoro la mattina seguente, Casey sorrise a Hal. “Cammini in modo strano stamattina, ti fa male?”
    “Abbastanza da farmi impazzire l’uccello. Mi sento come se fossi ancora sepolto dentro di me.” Hal scosse la testa mentre si avvicinavano alla porta. “Non chiedermi come sarò capace di rimanere concentrato sul lavoro.”
    “Ho fede in te.” Casey girò la chiave e aprì la porta.
    “Wow, voi ragazzi avete fatto tantissimo mentre non c’ero,” disse Hal guardandosi intorno nella stanza.
    “Bè, speravamo di riuscire a iniziare a dipingere oggi, ma non ne abbiamo avuto occasione, perciò è la prima voce della lista.” Casey diede un bacio a Hal prima di andare avanti e prendere due rotoli di nastro blu. Porgendone uno al suo uomo, lo fece rimbalzare un po’. “Non sono molto sicuro di come possa funzionare con una mano sola a disposizione, ma farò un tentativo.”
    “Perché non ti fai un giro e strofini le pareti, invece? Io posso cominciare a fissare con il nastro.”
    Strofinare le pareti? “Cosa?”
    “Devi assicurarti che non ci sia polvere sulle pareti prima che possiamo iniziare a fissare la base. Va’ solo in giro, accertati che tutte le attaccature siano lisce, poi controlla che tutti i fori lasciati dai chiodi siano stati riempiti e smerigliati. Dopo, se è tutto ok, passa un po’ di garza sui muri per far sollevare la polvere vagante. Farà stendere meglio la vernice.”
    “Wow, sei un costruttore straordinario. Stavo per cominciare a sbattere lì un po’ di vernice e basta.” In realtà sapeva qualcosa di quello che Hal consigliava, ma gli piaceva lo sguardo sul suo viso quando provava a spiegare in termini da principiante.
    “Ho dimenticato di ritirare la vernice. Avevo intenzione di farlo mentre erano tutti in chiesa ma mi sono distratto e sono andato a trovare Ada invece.” Hal guardò il suo orologio. “La ferramenta non aprirà che tra un’ora, attaccherò con il nastro fino ad allora.”
    Casey annuì e prese la confezione di garza. Lui e il resto dei ragazzi si erano già accertati che le pareti fossero pulite e lisce, ma Casey andò avanti e mise su uno spettacolino mentre faceva ciò che gli aveva detto Hal.
    Mentre metteva in scena l’attività meccanica di pulire tutto, Casey pensava alle decorazioni per la Vigilia di Natale. Il che fece sorgere un’altra domanda. “Avremo un albero?”
    “Eh?” chiese Hal dall’altra parte della stanza.
    “Un albero? Prendi un albero ogni anno?”
    “Sì, di solito vado nella proprietà sul retro e ne taglio uno un paio di giorni prima di Natale.” Hal mise giù il nastro adesivo e avanzò, prendendo Casey tra le braccia. “Possiamo farlo nel week-end se vuoi.”
    “No, voglio farlo dopo che saremo tornati a casa, più tardi. A meno che tu non preferisca attaccare i popcorn e i mirtilli prima di tagliare l’albero, che per me va anche bene.”
    “Ho scatoloni pieni di decorazioni, amore.”
    Casey si mise in punta di piedi e spinse giù la testa di Hal per un bacio. “Sono certo che le tue decorazioni siano bellissime, ma voglio un albero che sia solo nostro.” Casey appoggiò la testa sul petto ampio di Hal. “So che probabilmente sembra stupido, ma spero che questo per noi sia il primo di molti Natali. Voglio che iniziamo le nostre tradizioni, e una di esse è avere decorazioni che compriamo insieme o creiamo insieme. Dato che un sacco dei nostri soldi pagheranno i nuovi pannelli di rivestimento, pensavo che potremmo farlo alla vecchia maniera.”
    “Okay.” Hal baciò la sommità del capo di Casey. “Ma non mi aiuterai a pagare lo stucco.”
    “Sì, invece.”
    “No, invece. Sono stato io a rovinarlo. Me ne occuperò io.”
    “Pensavo che saremmo stati una squadra.” Casey iniziò a ritrarsi, ma Hal lo tirò di nuovo nel suo abbraccio.
    “Siamo una squadra, ma per la mia pace mentale, ho bisogno di fare quest’unica cosa da solo.”
    Casey sapeva che Hal si sentiva ancora colpevole per l’incendio. Era schiacciato tra il desiderio di contribuire e quello di lasciare fare a Hal quello di cui aveva bisogno. “A una condizione,” disse Casey alla fine. “Che mi mostri le ricevute così posso mandarle alla compagnia assicurativa.”
    “Andata,” acconsentì Hal. “Vado a prendere la vernice. C’è qualcosa che ti serve mentre sono fuori?”
    “Sì, puoi fermarti da Kyle e vedere se ha preparato un po’ di quei dolcetti alle noci caramellate. Mentre sei lì, ordina dei panini e alcune torte per il giorno di Natale.” Hal fece di sì con il capo, e uscì dalla porta. “Aspetta,” disse Casey correndo per raggiungerlo. “Se Ada e Dave hanno intenzione di rimanere più a lungo, potresti pensare a un paio di torte al caffè e qualcosa per la mattina,” urlò Casey dall’altra parte del parcheggio.
    Riusciva a vedere Hal ridere mentre agitava una mano per aria, facendo capire a Casey che lo aveva sentito. Una volta solo, non ci fu più bisogno di fingere di strofinare le pareti, quindi Casey tirò fuori il cellulare e chiamò Nate per le decorazioni per la festa della Vigilia di Natale.


    “Ehi? Kyle?” chiamò Hal entrando nella pasticceria vuota.
    “Qua dietro,” rispose Kyle. “Sei tu, Hal?”
    “Sì.” Hal attraversò le porte a farfalla della cucina. “Dove sei?”
    “Sono qui dietro a mettere un nuovo chiavistello alla porta.”
    Superando il forno industriale, Hal individuò Kyle mentre lottava con la porta sul retro che dava sul vicolo. “Che fai?”
    Kyle sospirò e sollevò parte del chiavistello staccato. “Sto provando a riparare questa porta con un chiavistello rotto, ma non mi sta andando molto bene.”
    “Dai, lascia che ti aiuti.” Hal prese il chiavistello e Kyle spinse via la sedia a rotelle. “Quindi, perché te ne serve uno nuovo?”
    “Ho sentito qualcuno che scuoteva la porta durante la notte. Mi ha dato davvero i brividi.”
    “Non ti do torto. Hai chiamato la polizia?” Hal tirò via il vecchio chiavistello e usò la sua sagoma per allineare i fori per quello nuovo.
    “Mi ero addormentato sul divano. Ho sentito il rumore, ma nel tempo che mi ci è voluto a mettermi sulla sedia e raggiungere il telefono, si è fermato. Sono andato al piano di sotto lo stesso ma sembrava che non ci fosse niente di strano.”
    Hal scosse la testa. “Avresti dovuto chiamarli invece di scendere giù. E se quella persona avesse fatto irruzione?”
    “Sarei stato comunque un bersaglio facile sia di sopra che al piano di sotto. Meglio quaggiù dove almeno posso provare a uscire dalla porta d’ingresso o da quella di servizio.”
    Qualche volta, guardando Kyle, dimenticava quanto dovesse sentirsi indifeso in occasioni come quella. È che sembrava così capace di destreggiarsi nella vita di ogni giorno! “La prossima volta, chiama la polizia, o meglio ancora, chiama Gill.”
    “Perché dovrei chiamare lui?”
    Hal fece dei fori con il trapano e mise il chiavistello a posto. Prendendo il cacciavite iniziò a montarlo mentre pensava a Gill. “Vive in città e probabilmente arriverebbe prima della polizia.”
    Kyle giocò con un filo del grembiule. “Perché lo farebbe?”
    Chiudendo gli occhi un attimo, Hal sperò che Gill lo perdonasse. “Perché penso che tu gli piaccia.”
    “Davvero?” I grandi occhi blu di Kyle si spalancarono prima che sorridesse. Non ricordava di aver mai visto prima quelle profonde fossette sulle guance di Kyle. Era bello così.
    Messa a posto l’ultima vite, Hal controllò il chiavistello. “Perché non vieni a provarlo?” Indietreggiò, dando a Kyle spazio per fare manovra con la sua sedia.
    “Va’ a meraviglia. Grazie mille.”
    Hal prese il cacciavite e il trapano e li ripose nella piccola cassetta degli attrezzi. “Sono venuto per prendere qualcosa di dolce per Casey e per ordinare delle cose per Natale.”
    “Seguimi,” disse Kyle spingendosi nel negozio.
    Prima di fare la sua ordinazione, Hal strappò una pagina dal taccuino degli ordini e scrisse i numeri di casa, lavoro e cellulare di Gill. “Ecco, tienilo da qualche parte e chiama Gill se senti qualche altro rumore.” Hal fece un gran sorriso, e fece roteare la matita. “O se ti andasse solo di parlare con qualcuno.”
    Prendendo il foglio, Kyle se lo mise in tasca. “Sono sicuro che se Gill avesse voluto parlare con me avrebbe già chiamato.”
    Hal scosse il capo. “Voi due siete piuttosto simili. Avete così paura di seccare gli altri da restare seduti a casa da soli.” Mise la mano sulla spalla di Kyle. “Chiamalo.”
    “Forse,” disse Kyle. “Allora, cosa vuole Casey?”


    “Ehi, Wyn, puoi tenere quel lato per me?” chiese Casey in cima alla scala. Questo era l’ultimo filo di luci di Natale, ma il suo compagno di decorazioni, Hal, era uscito per ritirare il nuovo tavolo e le sedie che la chiesa aveva comprato.
    “Fantastico,” commentò Wyn, facendosi avanti per dare una mano a Casey.
    “Grazie. Penso che abbiamo quasi finito. Quando Nate tornerà da Tyler con l’organizzazione dei tavoli, avremo tutto pronto per stasera.”
    Proprio in quel momento, Nate entrò portando una grossa scatola piena di piante di Natale. “Ce ne sono ancora sul retro del mio SUV,” gli disse Nate.
    Guardandosi l’un l’altro, Casey roteò gli occhi. “Suppongo che questo sia il nostro segnale di tornare al lavoro.” Strinse le spalle nel cappotto prima di seguire Wyn e Nate fuori.
    Quando le sei grosse scatole furono portate dentro, Nate tornò fuori per un’altra scatola. “Questa è l’ultima,” disse Nate sistemandola sul pavimento.
    Casey guardò la scatola impacchettata. “Quello cos’è?”
    “Ah, quello, amico mio, è il nostro rompighiaccio.”
    “Il nostro cosa?” chiese Wyn, provando a guardare oltre la spalla di Nate.
    Strappando la carta, Nate estrasse il suo premio. “Lo ha creato Tyler per me. Se ho preso correttamente le misure, dovrebbe essere abbastanza lungo da andare da una parte all’altra della sala.”
    “Vischio? Com’è mai possibile che Tyler abbia trovato abbastanza vischio da fare questo?” Casey guardava il filo trasparente con ramoscelli e ramoscelli di vischio attaccati con nastri rossi arricciati.
    Nate guardò il lungo cavo con un sorriso sulla faccia. “Gli ho fatto fare l’ordine una settimana fa, persino prima che aprisse il negozio. Cavolo, quel tizio è iperattivo. Penso di avergli dato dieci anni di meno quando sono entrato nel negozio per fare l’ordine.”
    Casey conosceva il motivo per cui Tyler era iperattivo, ma gli era stato detto in confidenza e non lo aveva nemmeno detto a Hal. “Sembra che abbia fatto un bel lavoro.”
    “Già, è una meraviglia.”
    “Allora dimmi, qual è il punto?” domandò Wyn.
    Nate sospirò e tirò un pugno a Wyn sul braccio. “Lo attaccheremo sopra l’intera stanza così tutte le persone potranno baciarsi.”
    “Come, prego?” Wyn si strofinava il braccio, ancora confuso.
    “Palmer Wynfield, mi stai dicendo che non sei mai stato baciato sotto il vischio? Cavolo, oltre ai regali e al sesso mattutino di Natale, il vischio è la parte migliore delle feste.”
    “Mi dispiace, devo essermelo perso,” disse Wyn, spazzolando via le decorazioni natalizie dal maglione di cashmere.
    Casey guardò Nate che rivolgeva a Wyn un sorriso diabolico. “Magari più tardi puoi convincere Ezra quando vi ci ritroverete sotto.”
    Una risata sguaiata eruppe da Wyn. “Giusto, sono certo che Ezra James verrà alla festa. L’unico motivo per cui quella montagna d’uomo viene in città è spaventare cani, bambini e me.”
    Nate guardò verso Casey e gli fece l’occhiolino. Sapevano entrambi che Ezra aveva deciso di partecipare alla festa. Da Halloween era uscito dal suo guscio. Casey sapeva che per la maggior parte era merito di Nate, ma sperava anche che lavorare al salone avesse aiutato.
    “Bè, limitati a piantare quel culo sodo sotto uno di quei piccoli rami e vedi che succede.”


    Mentre visi sorridenti iniziavano a riempire la sala, Casey non poté non sentirsi orgoglioso della sua congregazione e di tutti quelli che si erano aggiunti negli ultimi giorni. Avevano preso parte all’intonacatura, alla verniciatura del rivestimento e alla sistemazione della pavimentazione. Il risultato era una sala ben adatta che avrebbe servito la comunità per anni.
    Sentendo delle braccia che da dietro gli si avvolgevano intorno alla vita, Casey si voltò e alzò la testa per guardare il suo uomo. “Ehi.”
    Hal si chinò e leccò il padiglione auricolare di Casey. “È una bella festa.”
    “La migliore,” concordò Casey. Si girò tra le braccia di Hal e lo baciò, la lingua che si spingeva quanto più in fondo possibile prima di avvolgersi intorno a quella di Hal.
    “Mmm, questo per cos’era?” Hal continuò a strofinare le labbra da una parte all’altra della fronte di Casey.
    “Sei sotto il vischio,” replicò Casey, indicando in alto.
    Hal ridacchiò, “Non si possono fare dieci passi qui dentro senza trovarsi sotto quella roba.”
    “Già, è così che l’ha organizzato Nate.” Con un gran sorriso, indicò Wyn. “Guarda, puoi vedere volare scintille nella stanza. Scegli un uomo o una donna e studialo. Danno tutti dei segnali a quelli da cui vorrebbero essere baciati.”
    Casey guardò Wyn che fingeva di non guardare Ezra con la coda dell’occhio. Tornò a guardare Hal, che stava guardando una coppia completamente diversa. “Oh, wow, non avrei mai sospettato quell’accoppiata.”
    Ridacchiando, Hal colpì Casey con il fianco. “Io sì. Sono solo sorpreso che ci sia voluto così tanto.”
    Guardando in attesa, a Casey si bloccò il respiro quando Gill si abbassò su un ginocchio e posò un dolce bacio sulla bocca di Kyle. Si separarono, e Casey riuscì a vedere Kyle che diceva qualcosa a Gill, prima che si baciassero di nuovo, e questa volta il bacio sembrò durare dei minuti.
    “Bellissimo,” sospirò.
    “Già, lo è” concordò Hal.
    Mentre la festa continuava, Casey si teneva impegnato a stringere mani e a parlare con amici e vicini di casa. Per la prima volta si sentiva davvero legato alla comunità.
    Quando Nate si fece finalmente strada con Rio al seguito, Casey lo abbracciò. “Grazie per avermi aiutato a preparare la sala.”
    “Il piacere è stato mio,” disse Nate, liberando Casey dal suo abbraccio.
    Casey beccò Hal che usciva dalla porta che portava alla cappella. Iniziò ad andargli dietro, ma si fermò quando vide lo sguardo sereno sul viso di Hal. Casey emise un sospiro di sollievo e sorrise.
    “Sembri felice,” lo prese in giro Rio.
    “Non credo che potrei essere più felice di quanto non sia in questo momento.”


    Stringendosi davanti all’albero, Hal tracciò il petto di Casey con le dita. Avevano già fatto l’amore e si stavano godendo il fuoco e le luci del loro primo albero di Natale. “È carino,” commentò Hal, guardando tutte le decorazioni fatte a mano. “Sarebbe persino più carino senza quel grosso ammasso di radici e la tinozza di plastica sotto,” ridacchiò.
    “Shhh, ti sentirà,” rise Casey. “Non stai meglio sapendo che hai salvato un albero e hai comunque potuto portarlo dentro?”
    “Mi fa ancora male la schiena per aver tirato quella cosa fuori dalla terra. Lascerò che sia tu a scavare il buco per piantarlo in giardino.”
    “Così arriverà a primavera, giusto?”
    Hal rise e si rotolò su Casey. “Ti amo, scemo.”
    Casey poggiò il palmo della mano sulla guancia di Hal, strofinandogli il pollice sulle labbra. “Ti amo anch’io.”
    “Quindi significa che ti trasferirai qui con me?” Hal stava morendo dalla voglia di chiederglielo e sapeva che quel momento era finalmente arrivato.
    “E casa mia?”
    “Dalla in affitto. So che è parte del tuo salario, quindi dalla in affitto.”
    “Non prenderò dei soldi per una casa che non è neanche mia.” Casey sembrò pensarci per qualche secondo. “Penso che potrei devolvere alla chiesa i soldi dell’affitto, però.”
    “Vedi, ecco, funziona tutto,” disse Hal, abbassando la testa per dare a Casey un lento bacio esplorativo.
    “Sei sicuro di volere che mi trasferisca qui? So che pensi che io sia perfetto, ma ho qualche brutta abitudine.” Casey iniziò a contare sulle dita. “Lascio la tavoletta del water alzata, non importa quanti vestiti sporchi ci siano nel cesto, mi rifiuto di fare il bucato più di una volta a settimana, e mi piace andare in giro nudo,” terminò Casey con un sorriso. Sapevano entrambi che quella non era considerata da Hal come una cattiva abitudine.
    “E russi,” aggiunse Hal.
    A Casey cascò la mascella, “Davvero? Nessuno me lo ha mai detto prima.”
    “Bene,” disse Hal, dandogli un altro bacio. “Perché ho notato che lo fai solo dopo una notte molto lunga di sesso estremo.”
    “Oh, be’, okay allora, problema risolto.”
    “Per quanto riguarda la tavoletta del water, non sono sicuro che tu l’abbia notato, ma sono un ragazzo. Tutti i ragazzi lasciano alzata la tavoletta del water, a meno che non abbiano una moglie in giro a sgridarli. E continuerò a fare il mio bucato. La mia roba si sporca comunque spesso, dovrebbe essere lavata separatamente dai tuoi raffinati abiti per la chiesa.”
    “A proposito di chiesa…”
    “Sì, so che mi hai visto prima. Sono entrato e ho fatto una chiacchierata con il tizio lassù. Sembra che abbia aspettato tutto questo tempo perché tirassi la testa fuori dalla sabbia.” A Hal non andava di scendere nei dettagli con Casey. Era un momento molto privato quello in cui aveva perdonato non solo sé stesso ma anche sua madre. Era ora di andare avanti e guarire le vecchie ferite.
    Allungando il braccio sotto l’albero, Hal prese una busta per Casey. “Si apre un regalo la Vigilia di Natale, ed eccolo qua.”
    “Non apriamo mai i regali fino alla mattina di Natale a casa.” Casey si fermò e si aprì in un gran sorriso. “In Kansas, voglio dire.”
    “Questo è il mio contributo alla nostra lista delle nuove tradizioni, ora aprila.” Hal aspettò che Casey aprisse la busta. Le lacrime nei suoi occhi dissero a Hal che aveva fatto un buon lavoro indovinando quello che voleva.
    “Non riesco a credere che tu mi abbia preso un biglietto aereo per vedere la mia famiglia.” Casey guardava il biglietto alla luce del fuoco. “Per quand’è?”
    “Il primo marzo, e se guardi un po’ più da vicino vedrai che ci sono due biglietti lì. So che è un po’ presuntuoso da parte mia, ma speravo che ti saresti lasciato accompagnare.”
    Casey tirò Hal giù per un bacio. “Scherzi? Mia madre probabilmente avrà una lista lunga un chilometro di cose che ha bisogno di sistemare in casa quando le dirò che porto a casa un muscoloso appaltatore.”
    Ridendo, Hal rotolò con lui finché Casey non si allungò su di lui. “Non so cosa ho fatto per meritarti, ma non lo metterò troppo in discussione, potresti cambiare idea.”
    “Mai. Sono tuo e mi devi tenere.”


    Seduto in prima fila con Dave e Ada, Hal sentì una ridda di emozioni, la prima delle quali era l’orgoglio. Persino la panca scomoda non lo disturbò. Né il neonato che piangeva in fondo alla chiesa. Mentre guardava e ascoltava il reverendo Casey Sharp che guidava la congregazione Hal si sentì gonfiare il petto. Quello lassù era il suo uomo, che coinvolgeva la gente nel sermone che aveva preparato per tutta la settimana.
    Casey stava nella parte anteriore della chiesa e sollevò le mani, raggiungendo la congregazione mentre parlava. “Possiamo non essere circondati dai nostri consanguinei, ma Dio ci ha dati l’un l’altro. E insieme siamo una famiglia. La parte migliore di noi è che siamo una famiglia per scelta. Prendetevi del tempo per girarvi verso il vicino che vi siede accanto e stringete la mano a lui o a lei. Quella persona molto probabilmente sarà quella sulla vostra soglia nel momento del bisogno, non solo durante le vacanze, ma tutto l’anno.”
    Hal si voltò e strinse la mano di Ryan prima di girarsi verso Ada. Quando lei allungò la mano, Hal scosse la testa e la tirò in un abbraccio. “Grazie di aver scelto di essere mia madre,” le disse all’orecchio, così che lei potesse sentirlo sopra il rumore della congregazione. Le sentì tirare il fiato mentre lo stringeva stretto.
    Lasciandola, le tamponò le lacrime con le nocche. Si allungò oltre Ada per stringere la mano a Dave. Pensava di aver visto anche gli occhi di Dave umidi, ma doveva essere stata colpa delle luci. Dave era uno degli uomini più duri che avesse mai conosciuto, anche se pensandoci, Hal realizzò che Dave non gli aveva mai urlato contro. Capperi, aveva un sacco di persone con cui riappacificarsi.
    Perso nei suoi pensieri, Hal quasi si perse il resto del sermone di Casey. L’unica cosa che continuava ad avere in mente era la famiglia e il come ogni persona nella stanza fosse famiglia per la persona che aveva a fianco. Hal pensava che fosse un bel messaggio. Molti nella congregazione di Casey erano stati respinti dai loro parenti per nessun’altra ragione se non chi avevano scelto di amare.
    Un senso di pace si insediò in lui, mentre Casey terminava la funzione con una preghiera. Al suono della sola voce di Casey, Hal chiuse gli occhi, inalando l’odore delle ghirlande di pino fresco che decoravano la chiesa. Hal si trovò a chinare la testa e a chiedere perdono per tutto ciò che aveva fatto per respingere l’unico che lo aveva sempre amato.
    Casey si posizionò dietro la chiesa e abbracciò ogni membro che attraversava le porte, prestando un’attenzione speciale ai bambini nei loro abiti eleganti della festa. Mentre Hal lo guardava, realizzò che Casey era davvero fatto per questo lavoro. Le espressioni serene sui volti della gente lo attestavano. Quando l’ultimo membro della chiesa fu uscito, Hal avanzò e mise un braccio intorno al reverendo Sharp. “È stata una funzione bellissima.”
    Le guance di Casey si tinsero lentamente di rosso mentre abbassava la testa. “Grazie per essere venuto, significa moltissimo per me.”
    “Oh, ho deciso che sarò in prima fila ogni domenica.”
    Hal realizzò che Casey non aveva ancora conosciuto Ada e Dave. Il loro arrivo minuti prima della messa non aveva lasciato tempo per le presentazioni. Hal diede una stretta alla mano di Casey. “Voglio farti conoscere i miei genitori.” Si girò verso la vecchia coppia che stava davanti alle panche e faceva dei cenni nella loro direzione. “Casey, questa è mia madre, Ada, e mio padre, Dave.” Hal sapeva che questa era la prima volta che li chiamava ufficialmente così, e le facce di entrambi lo manifestarono.
    “È bello conoscervi. Spero che potrete restare qualche giorno.” Casey strinse la mano a Dave, ma Ada lo tirò in un abbraccio.
    “È stata una splendida funzione, reverendo,” disse Ada.
    “Grazie, ma mi chiami Casey.” Baciò la guancia di Ada prima di lasciarla. Abbassando lo sguardo sulla tonaca bianca, Casey si voltò di nuovo verso Hal. “Vado a cambiarmi e ad assicurarmi che tutto sia sistemato e chiuso a chiave, perché voi tre non mi fate un favore e correte da Kyle a ritirare i nostri dolcetti?” disse Casey affrettandosi lungo la navata e sbottonandosi la tonaca mentre andava.
    Senza pensare alle persone accanto, Hal lo seguì. “Aspetta.” Casey si fermò e si voltò. Hal fece un altro paio di passi e tirò Casey tra le sue braccia. “Ti amo,” sussurrò, secondi prima di coprire le labbra di Casey con le proprie. Sentì il fuoco che accompagnava sempre il gusto di Casey e gemette. Il bacio andò avanti troppo a lungo per essere considerato appropriato davanti ai genitori di qualcuno, ma a Hal non importava. “Buon Natale, amore.”
    “E felice anno nuovo,” sussurrò Casey in risposta.





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    Ciao, dopo settembre arriverà il seguito :) Grazie per aver letto <3
     
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